«Il mio unico rammarico è che sabato dovevo lavorare, altrimenti sarei venuto anch’io in città a sfilare». Le parole di Renato Salvadori, presidente provinciale della Confcommercio, riassumono la posizione delle categorie economiche della città nei confronti del Gay Pride, che sabato scorso ha visto sfilare in centro storico settemila persone. Categorie economiche che hanno messo perfino i soldi per pagare il palco di piazzale Burchiellati. Della partita anche la Cgil. Perché hanno ritenuto che per Treviso il Pride fosse un salto di qualità, un segno di civiltà la sfilata per i diritti di gay e lesbiche, che ha visto consiglieri comunali come Michela Nieri in prima linea.

La reazione di Treviso

Una città aperta, un corteo di persone che ha portato rispetto alla città. Una bella festa, che non è stata guastata nemmeno dal tentativo di aggressione, nella notte tra sabato e ieri, da parte di un gruppo di neofascisti ai danni di Simone Carnielli, uno degli organizzatori. Dice ancora Salvadori: «La gente di Treviso nella sua normalità ha accolto il corteo del Pride, come è normale che sia, al di là della politica e delle farneticazioni. Come abbiamo fatto da subito noi dell’Ascom Confcommercio: abbiamo subito dato il patrocinio all’Onda Pride, due sale per le conferenze in programma prima del Pride, anche un contributo economico». Parole nette, quelle di Salvadori, molto distanti dalla presa di posizione di alcuni commercianti del centro storico che hanno attribuito non al bel tempo (e conseguente fuga verso le spiagge) ma al Pride il fatto che sabato la città, corteo a parte, fosse semideserta.

La Camera di Commercio

Anche Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio, plaude alla civiltà con cui si è svolto il Pride: «Se le cose vengono fatte per bene, come sabato scorso, l’interesse è di tutti. A quello che ho sentito, i locali lungo i quali è passato il corteo hanno fatto affari. Il messaggio che deve passare è che siamo tutti cittadini alla pari. Il diritto di cittadinanza deve valere per tutti allo stesso modo, anche se poi la si pensa diversamente: io, ad esempio, plaudo al Pride ma mi dissocio da iniziative come l’utero in affitto». Stefano Lorenzetto, presidente dell’associazione degli artigiani Cna: «Basterebbe rispettare quello che dice la Costituzione italiana: abbiamo tutti pari dignità. A prescindere da ideologie e inclinazioni sessuali. Noi siamo assolutamente laici, il nostro stesso stare ogni giorno in mezzo alla gente è un ottimo antidoto ai pregiudizi».

Unindustria e Partiti

Anche Unindustria è della partita: giorni fa, a seguito di una lettera anonima spedita alla Astoria Vini, con l’accusa di essere tra gli sponsor del Gay Pride di Treviso, gli industriali trevigiani hanno formalmente portato la loro solidarietà all’azienda. E quindi, di fatto, anche al diritto di manifestare, valido per tutti se tutti rispettano le regole. E la Lega cittadina, dopo gli strali alla vigilia del Pride, ieri ha preferito non commentare. Anzi: qualche leader cittadino ha ammesso: «È stata una bella festa, ma non lo posso dire», altrimenti il Carroccio lo impallina. E Gentilini? Dopo il manganello, il no comment.

Gian Nicola Pittalis

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