«Per me la danza è un’arte meravigliosa. Quando l’ho incontrata non è stato per mia scelta, ma ho avuto la fortuna di avere dei grandi maestri. Ho imparato gli stili e l’ho profondamente amata, fino al punto da farla diventare la mia vita». Delicata ed elegante, avvolta in una nuvola di candido tessuto, Carla Fracci è arrivata ieri a Treviso. Applausi e fiori bianchi hanno accolto l’étoile che ha fatto da madrina all’inaugurazione del nuovo quartiere Mulini, uno degli angoli più belli della città, incastonato tra via Palestro e l’isola della Pescheria.

I ricordi
Sono così tornati alla luce i ricordi che legano Carla Fracci a Treviso e al suo palcoscenico più prestigioso: il teatro Comunale. «Questo è un luogo che porto nel cuore e al quale sono grata per il calore con cui mi ha sempre accolta» ha detto Fracci durante la prima tappa del tour cittadino al Camelia Bakery, caffetteria che appartiene alle neonata associazione Quartiere Mulini ideatrice dell’evento. Centinaia di fan sono accorsi per salutare la ballerina e chiederle di autografare il suo libro “Passo dopo passo”. Un’autobiografia edita da Mondadori, presentata nel pomeriggio a palazzo dei Trecento, attraverso una conversazione tra l’autrice e Paolo Maria Noseda, interprete del programma tv Che Tempo Che Fa. Il testo racchiude i momenti salienti di una carriera internazionale. Dai primi passi alla Scala di Milano alla direzione del corpo di ballo dell’Operà di Roma, in mezzo centinaia di performance nei teatri più importanti del mondo. Il repertorio e la sperimentazione. «Non ricordo la mia prima lezione di danza, ma ricordo quando mi hanno scelto. Ero nel gruppo delle ballerine “da rivedere”. La direttrice della scuola, riferendosi a me, disse: questa bambina è molto magrolina “però la gà un bel faccin”. Mi presero alla Scala. Ma col “bel faccin” avrei fatto poco, sono serviti grande tenacia, volontà e passione. Non è stato facile, venivo dalla campagna milanese dove ero abituata a pascolare le oche e l’unica danza che conoscevo era quella dei balli di sala, il valzer e il tango che vedevo con mio padre. Mi ritrovai a studiare alla sbarra, inizialmente non ne capivo il senso» racconta l’étoile. Ma ben presto il talento uscì fuori, e non è stata solo questione di tecnica e corporatura. New York, Los Angeles, Londra, Tokyo. Le collaborazioni al fianco di Erik Bruhn, Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov, Mario Pistoni, arrivarono per una ragione più profonda. «Quando sei sul palco devi essere creativa. Ogni volta che si interpreta quel balletto, non è mai lo stesso. L’identico non può esistere in una coreografia, sempre mi lascio condizionare dalla musica, dal feeling con il ballerino, dagli stati d’animo. Questo il pubblico lo ha avvertito in me, nel piccolo come nel grande teatro; uno scambio magico».

La carriera
Più di duecento ruoli interpretati, tra i quali una memorabile Giselle. «Per me la Giselle fatta da Carla a Treviso è stata la più bella e la più alta di sempre» ha commentato il regista Beppe Menegatti, marito di Fracci che l’ha accompagnata nella visita trevigiana. Per tutto il giorno centinaia di persone hanno voluto stringere la mano a Fracci, qualcuno le ha addirittura portato delle foto in bianco e nero dove la si vede volteggiare con il tutù. Mentre le allieve delle scuole di danza TvBallet, Chòrea Art Studio, Danzainsieme, Centrodanza e Fifth accompagnano Fracci al quartiere Mulini, lei approfitta per lanciare un augurio speciale: «Il teatro deve rivivere con la danza. Io sono orgogliosa di quello che ho fatto e di aver lasciato spazio ai giovani talenti, permettendo loro di crescere. Credo però che tutti insieme dobbiamo difendere la danza, solo così i teatri italiani potranno esistere ancora, compreso il teatro Comunale. Non è facile sensibilizzare il potere, ma è l’unico modo per non tornare indietro, perdendo dei preziosi pezzi di cultura».

Gian Nicola Pittalis

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