Sede Ulss 3 Serenissima - foto Google Maps
Sede Ulss 3 Serenissima - foto Google Maps
Le cure palliative dell’Ulss 3 Serenissima camminano a grandi passi verso un’efficienza ancora maggiore: 15 posti letto di hospice in più, consulenze effettuate direttamente negli Ospedali, ambulatori territoriali per chi è ancora in grado di deambulare sono alcune delle novità più significative del servizio.
Più di mille pazienti accompagnati ogni anno. “Valutiamo ogni anno – spiega il Direttore delle Cure palliative dell’Ulss 3, Giovanni Poles – poco meno di 1500 persone, che si trovano ad affrontare le fasi più gravi della loro patologia. Più di mille sono ogni anno i pazienti accompagnati in quella che è purtroppo la fase terminale della loro vita: restano in carico al nostro servizio in media 50/60 giorni. Va detto che ogni cartella clinica che analizziamo ci porta davanti ad una persona fragilissima; e dietro ogni malato terminale c’è una quotidianità drammatica da gestire, in cui possiamo essere utili; e ancora, ogni paziente porta con sé, oltre alla propria storia, anche la propria rete familiare, che condivide una speranza che è sempre più flebile e una sofferenza che invece aumenta via via. Il nostro lavoro è fortemente orientato alla centralità dei malati come persone e delle loro famiglie, e quotidianamente riceviamo attestazioni che riconoscono questo atteggiamento e questo impegno, che si concretizza anche nell’affiancamento alle famiglie per le pratiche per l’invalidità civile… Però non basta: la popolazione è mediamente più anziana, anche per il progredire complessivo delle cure, che allungano la vita; e anche il servizio delle cure palliative ha avviato negli ultimi anni un percorso di crescita”.
Settecento consulenze ospedaliere in un anno. Nel corso del 2023 l’Unità Operativa, guidata dal dottor Poles, ha avviato un servizio strutturato di consulenza ospedaliera: “Siamo partiti con questo nuovo servizio – spiega il Primario – negli ospedali di Mestre, Mirano e Dolo. Qui in un anno sono state effettuate 700 consulenze. L’impegno per il 2024 è di estendere l’attività di consulenza in maniera sistematica anche agli ospedali di Venezia e Chioggia”. Novità importanti anche sul territorio: nel 2023 sono stati attivati inoltre primi due ambulatori di cure palliative presso le sedi distrettuali di Chioggia e di Mirano-Dolo: “Con questa attività ci mettiamo al servizio delle persone ancora in grado di accedere al Distretto: le consulenze che svolgiamo riguardano soprattutto la gestione dei sintomi, ma è importante che questi punti territoriali diventano luoghi di una prima presa in carico”.
Saranno 56 i posti letto, 15 nuovi tra Noale e Chioggia. L’Ulss 3 Serenissima sta potenziando anche la rete degli hospice, le strutture in cui i malati terminali possono essere assistiti, e dove sono stati accolti anche nel 2023 circa 500 malati: “Come da programmazione, entro il 2025, saranno attivi altri 10 posti letto di hospice presso l’Ospedale di Noale, e altri 5 sono già programmati a Chioggia. Si aggiungono – sottolinea il dottor Poles – ai 41 posti letto già attivi, al Policlinico San Marco, al Nazaret di Zelarino e al Fatebenefratelli di Venezia. Con questa implementazione del servizio, ma anche con quelle citate prima, diamo seguito alle indicazioni nazionali del DM77 del 2022 e dei LEA, cioè dei Livelli Essenziali di Assistenza”.
Presa in carico: il rapporto con i reparti oncologici. “Quando si ha a che fare con i malati gravi, molti dei quali sono oncologici – sottolinea il Primario – una delle fasi delicate è proprio quella della presa in carico. Il nostro servizio interviene là dove cessa il percorso di cura attiva, portata avanti fin dov’è possibile dal reparto ospedaliero o dal medico curante, con i quali vi è un rapporto è di stretta collaborazione, al fine di garantire un puntuale e corretto trasferimento di informazioni e consegne”. Quanto ai pazienti oncologici o onco-ematologici, questo passaggio avviene sempre sulla base di un iter diagnostico-terapeutico concluso e con la chiara prospettiva che il malato non sia più proponibile per terapie attive. “Questa fase decisionale – spiega il dottor Poles – è di pertinenza dell’oncologo o dell’onco-ematologo, con i quali il nostro servizio dialoga costantemente. È bene precisare che il malato a maggior intensità clinico-assistenziale può essere preso completamente in carico anche dalle cure palliative specialistiche solo una volta completato l’iter diagnostico-terapeutico e dichiarato l’out of therapy da parte dell’oncologo/onco-ematologo”. A questo punto, nelle fasi più avanzate di malattia, il malato passa in carico e viene gestito direttamente dalle cure palliative in piena autonomia, con l’eventuale collaborazione del medico di medicina generale; in altre parole, questa fase è svincolata da altri percorsi oncologici precedentemente intrapresi.
Prima viene il medico di famiglia. Anche sul territorio, la presa in carico del malato viene effettuata nel rispetto dei tempi e delle competenze: “Come prevede l’attuale normativa, le cure palliative a bassa intensità clinica – spiega il dottor Poles – vengono erogate anche dal medico di medicina generale, che è affiancato dal servizio infermieristico dell’ADI per eventuali attività prestazionali; a questo livello, il medico palliativista svolge un’attività di consulenza e supporto alle decisioni del medico di famiglia. E anche qui c’è un preciso momento in cui avviene il passaggio di consegne: quando, per complessità clinica e stato di avanzamento della malattia la situazione peggiora, l’unità di cure palliative si fa carico completamente del malato, erogando gli interventi e le prestazioni necessarie con l’eventuale coinvolgimento anche di figure professionali quali lo psicologo, i volontari, gli operatori sociosanitari…”.
Dal Pronto Soccorso un percorso diretto. “Siamo molto attenti – sottolinea il dottor Poles – anche alle segnalazioni dei pazienti da parte dei reparti ospedalieri e dei medici curanti sul territorio. Esiste inoltre percorso prioritario di valutazione ed eventuale presa in carico dei pazienti che si rivolgono al Pronto Soccorso: un protocollo operativo fa sì che, se ne hanno bisogno e titolo, i pazienti che debbono essere affidati al nostro servizio vengono indirizzati direttamente, senza ulteriori passaggi ospedalieri”.