Una zona di campagna a San Michele al Tagliamento
Una zona di campagna a San Michele al Tagliamento

Nelle campagne veneziane sono in corso le ultime operazioni di trebbiatura del grano. Dal territorio arrivano voci abbastanza concordi sul risultato di questa semina: “Molto dipende dalla tipologia di terreno” – specifica Marco Liviero presidente di Coldiretti Cavarzere – “sui terreni sabbiosi e torbosi che non trattengono l’acqua, il seminativo ha sofferto di più la siccità, ecco che abbiamo registrato una produzione di grano in calo del 20- 30%, ma nei terreni argillosi la resa è nella media ovvero 70-80 quintali ad ettaro con una qualità molto buona”.
D’accordo il presidente della sezione di Coldiretti  Portogruaro, Andrea Pegoraro che riporta dati confortanti rispetto a quanto già raccolto. “Ad esclusione dei terreni colpiti dalla grandine in cui abbiamo perso un 20% di produzione, il grano mediamente risulta sano con una resa buona. Abbiamo fatto i conti con dei rincari proibitivi, di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni e quello dei fitosanitari e dei fertilizzanti che sono addirittura triplicati, ma gli agricoltori che hanno potuto investire sulla produzione, hanno ottenuto dei risultati soddisfacenti”.
Sorpresa per le rese del grano duro, dove in provincia di Venezia non arriviamo ai 1000 ettari dedicati: “Ottima la qualità registrata dalle analisi del raccolto che riportano una quantità di proteine al pari di un grano duro del sud Italia” afferma Andrea Pegoraro.
Il problema della diminuzione di disponibilità di frumento tenero, necessario per il nostro fabbisogno a causa della guerra, ci impone una riflessione: Si ritornerà a seminare più frumento? La genetica italiana, rigorosamente no OGM, sta ottenendo dei risultati di recupero di varietà di grande interesse, per cui è auspicabile un ritorno alle tradizioni.

C’è da dire che in Italia riusciamo a produrre poco più della metà del nostro fabbisogno. Per quanto riguarda il grano duro necessario per produrre la pasta, il fabbisogno si aggira intorno ai 6 milioni di tonnellate annue , mentre noi ne produciamo a malapena 4 milioni. Per il grano tenero dipendiamo per il 64% dalle importazioni anche in quanto a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, si è assistito in Italia ad una costante riduzione delle superfici coltivate a frumento, da 5 milioni di ettari siamo scesi a mezzo milione; del resto molte industrie hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera che Coldiretti sostiene. Ora la pandemia e la crisi Ucraina ci stanno dando un grande insegnamento: produrre cibo è un tema strategico di sicurezza nazionale.