Il grande Mike D’Antoni ha vinto il premio come miglior capo-allenatore NBA 2016/17. Dopo essere già stato insignito del Coach of the Year Award nel 2005, quando guidava i Phoenix Suns, ora ha nuovamente conquistato il prestigioso riconoscimento sulla panchina degli Houston Rockets.

image-Per ogni appassionato di basket trevigiano la cui memoria storica affondi le radici almeno a cavallo del 2000, si tratta di una notizia che riempie d’orgoglio: di tanti top coach passati per Treviso (da Pero Skansi a Zeliko Obradovic, da Ettore Messina a David Blatt), Mike D’Antoni è rimasto forse quello più amato in assoluto. Non soltanto per via dei due scudetti vinti nel 1997 e nel 2002 (conditi da una Coppa Europa, una Coppa Italia e una Supercoppa di Lega), ma anche e soprattutto grazie alla spettacolare pallacanestro che D’Antoni portò al Palaverde: un modello di gioco che sapeva coniugare efficacemente l’imprevedibilità offensiva tipica dell’NBA (senza imbrigliare in troppi schemi i talentuosi solisti dell’epoca d’oro Benetton), alla rigorosa disciplina tattica delle difese europee. Mutatis mutandis, la naturale evoluzione del basket del leggendario Dan Peterson, allenatore di quell’Olimpia Milano in cui Mike D’Antoni aveva giocato per 13 stagioni da playmaker titolare, vincendo scudetti e Coppe Campioni a raffica negli anni ’80, nonché lo speciale premio di “Miglior playmaker nella storia del basket italiano” (assegnatogli nel 1990).

hi-res-157bab1a71db7baa694c2aa0605a0694_crop_northFast forward: guidati dal coach italo-americano, alla stagione del debutto in Texas, gli Houston Rockets sono finalmente tornati protagonisti di una splendida regular season, classificandosi tra le prime tre squadre ad Ovest. Coach D’Antoni, nel giro di pochissimo tempo, è riuscito nell’impresa di rinvigorire una formazione che partiva senza troppi favori del pronostico, dato il notevole rinnovamento del roster, su cui è pesata la partenza della superstar Dwight Howard. Ma incentrando il gioco sul nuovo leader tecnico James Harden (che per la capacità di rubare palloni ricorda proprio il suo mentore, trent’anni fa soprannominato “Arsenio Lupin” non a caso), il miglior coach della NBA 2016/17 ha saputo far crescere e migliorare i giocatori che la proprietà gli ha messo a disposizione. Facendosi amare da tutti (o quasi): proprio lo stesso segreto che 25-20-15 anni fa gli permise di diventare il Migliore anche a Treviso.

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Durante i flash e le interviste di rito, Mike D’Antoni ha speso parole al miele per i suoi lunghi anni italiani: “Per me è stata un’esperienza fondamentale”, ha raccontato a margine della premiazione, “Mi ha reso più maturo , facendomi crescere come un uomo. A Milano ho incontrato mia moglie, mio figlio è nato a Treviso. “Non finirò mai di ringraziare l’Italia”.