Giocare a palla nelle piazze vuote o semplicemente giocare per far tornare a nuova vita il centro storico. Piazze nuove ma vuote, pensate solo per eventi ma non per la vita cittadina. Prima i divieti di giocare a palla poi il cambio di indirizzo, giocare si ma non in modo molesto.

Insomma Treviso, tra divieti appunto, ipotesi di chiusura totale e pedonalizzazione spinta rischia di diventare una città fantasma senza nessuna attrattiva. Strade silenziose e vuote, negozi che chiudono, fuga dei residenti dalla città. Un contenitore in certe zone bello, tutto rifatto ma fantasma. E dopo aver fatto installare i cartelli di divieto ieri la giunta opera il dietrofront.

La giunta, ieri, ha coperto i cartelli di divieto di gioco del pallone nella nuova piazza di Santa Maria dei Battuti e di piazza San Parisio. Ma solo a metà: non è più visibile la parte superiore dei pannelli, dove compare il logo «non palloni da calcio», mentre non è stata coperta la parte sottostante, quella che ricorda l’articolo 37 del regolamento comunale di polizia urbana, che vieta espressamente i “giochi molesti”.

Come recita il testo di un’apposita ordinanza emessa ieri dal vicesindaco Roberto Grigoletto, assessore alla Sicurezza. Insomma, giochi sì ma non molesti. Ma intanto, la querelle sul divieto del gioco del pallone – con l’imbarazzo della giunta – innesca mille iniziative e commenti. La più eclatante è quello dell’ex consigliere comunale Enrico Renosto, che ha organizzato un flash- mob di protesta venerdì 30 giugno alle 18, in piazza Santa Maria dei Battuti, dove invita i ragazzi a venire con palloni, fischietti e giocattoli. Una città insomma sempre più senza anima e vita.