Cristian Molinaro, Direttore Tecnico del Venezia FC
Cristian Molinaro, Direttore Tecnico del Venezia FC - foto di repertorio

Cristian Molinaro, direttore tecnico del Venezia FC, ha fatto il punto della situazione della squadra lagunare.

Come mai il Venezia si trova così indietro nella condizione? E come mai Marco Modolo non viene impiegato di più in campo?

“Modolo conosce le dinamiche di spogliatoio meglio di altri. È il pilastro del Venezia e conosce bene la storia della squadra. È un momento particolare, che un po’ avevamo preventivato. Abbiamo cercato di creare una sorta di zoccolo duro nella squadra, e puntellare le zone dove avevamo bisogno. Il che ha necessitato di un po’ di tempo in più. Avevamo un sovrannumero di giocatori, con il rientro dai prestiti, il che ha creato parte di preparazione nel corso del ritiro, la prima che si è svolta a Rogla, non facile. In B sappiamo benissimo che campionato è: molto complesso, quest’anno il livello si è alzato, anche per il blasone delle squadre che ne fanno parte. Stiamo lavorando sul cinismo. Col Benevento c’è stato un segnale di arresto, ma abbiamo fatto settimane di lavoro intenso. Sappiamo quali siano le potenzialità del gruppo. E non vogliamo alibi. Abbiamo recuperato giocatori dal covid, e non abbiamo potuto lavorare al completo. Certo possiamo dare di più sul lato del cinismo, e ci stiamo lavorando”.

Il mister dice che manca un play con le caratteristiche di Vacca. Come mai Vacca è stato escluso dal progetto tecnico? E come mai non è stato sostituito?

“Quello che è successo dopo il mercato è una scelte concordata con il giocatore. La scelta tecnica nasce dalla chiusura di un cerchio e di un ciclo. Volevamo investire su Gianluca Busio, che ha ampie prospettive. Si è trattato di un rischio, che volevamo prendere con il mister. Tecnicamente sappiamo che cosa Antonio è stato per il Venezia, ma la scelta è stata di voler responsabilizzare un giocatore giovane come Busio, anche se con la sfortuna di un contrasto che gli ha causato uno stop di tre settimane, da cui si sta riprendendo. Con Antonio si era creata la possibilità dell’occasione importante negli Emirati, che poi non si è concretizzata. Chiaro che quando punti su un giocatore giovane si paga un po lo scotto, ma è stata una scelta tecnica”.

E Andersen?

“Si adatta meglio come mezzala, in questo modulo. Le valutazioni settimanali le fa il mister. Posso dire comunque che è un ragazzo sempre sul pezzo e sta crescendo. E solo l’inizio di un percorso a cui i giocatori si stanno adattando. In parte ce lo aspettavamo. Il gruppo che si è creato, in realtà, è ben amalgamato, ma ci stanno mancando dettagli che la categoria non ci consente di sbagliare, e abbiamo pagato dazio. Il focus è sulla domenica”.

Tutti i giocatori della vecchia guardia sembrano un po’ involuti.

“Dennis Johnsen ha affrontato un periodo, nel ritiro, in cui si è fermato lui stesso, fisicamente è stato meno brillante rispetto a quando lo conosciamo. Ma quando inizi con risultati altalenanti, paghi le conseguenze. Rivedendo le partite, Ceccaroni è uno di quelli che ha il rendimento sempre alto. Quello di Benevento è stato un episodio sporadico. Le partite si sono incanalate male da subito, e questo ha fatto indubbiamente perdere lucidità, ma il gruppo è coeso e voglioso di fare risultati”.

Non è uno spreco tenere Modolo in panchina?

“Lui rimane sempre il nostro punto di riferimento, le scelte poi, come con Andersen, riguardano il mister. Marco è da dieci giorni a regime completo. Le scelte tecniche, ribadisco, le fa il mister, ma vi inviterei a vedere il contributo di Marco quando è fuori, questo è forse il concetto che stiamo cercando di far capire ai ragazzi, ma presto o tardi il contributo di tutti servirà. Modolo è il giocatore con più esperienza nella piazza, ha le capacità migliori nella categoria”.

Domenica sarà una partita chiave.

“È molto delicata come gara, il genere di partite in cui senti pressione, e credo sia importante per la squadra sentire un po’ di più il fiato sul collo. La squadra meritava in più e i ragazzi lo vogliono dimostrare, ma sta capendo che ci vuole quel pizzico di cattiveria in più per incidere”.

Specie in area di rigore.

“La squadra spesso arriva in zona goal, costruisce bene, ma la squadra che vuole determinare deve essere maggiormente cattiva. È un lavoro che facciamo dall’inizio, però ripeto: serve alzare il livello di cattiveria”.

Sui nuovi arrivi, Pierini non ha ancora dato il contributo che ci si aspettava. Da che cosa dipende?

“Pierini ha fatto prime tre gare in cui ha dimostrato le sue qualità, pur non arrivando al goal o all’assist. A Cittadella la sostituzione e l’esclusione nella gara successiva credo gli abbiamo creato un contraccolpo, ma come per tutta la squadra. Con quello spirito che non si è visto col Benevento, c’è stata una certa difficoltà, per alcuni giocatori, a esprimersi a certi livelli. Ma Nicholas è una bomba a orologeria, pronto a esplodere. Deve anche lui avere un po di cattiveria in più. Ma su di lui puntimamo, in categoria può fare la differenza”.