Ormai è deciso. Il 9 novembre Francesca Zaccariotto dovrà presentarsi a giudizio davanti al Tribunale di Venezia per abuso d’ufficio e falso ideologico.
L’attuale assessore ai Lavori pubblici di Venezia, dovrà difendersi dall’accusa di aver favorito – sindaco di San Donà – l’assunzione quale guardiano dei parchi pubblici del pregiudicato Luciano Maritan, scavalcando la lista di 31 persone in graduatoria per un posto di lavoro socialmente utile.
Lo ha deciso la gip Barbara Lancieri, respingendo la richiesta di proscioglimento dell’avvocato Fabio Pinelli: l’attuale assessore di Venezia – che si dice pronta a candidarsi nuovamente a primo cittadino di San Donà, con una lista fucsia – aveva scelto di difendersi in aula.
Una decisione che potrebbe essersi rivelata un azzardo: ieri, infatti, Lancieri ha assolto con formula piena da ogni accusa gli altri due protagonisti dell’inchiesta, Maritan e l’ex funzionaria del Comune di San Donà Eugenia Candosin, che avevano optato per il rito abbreviato.
Per loro la pm Carlotta Franceschetti aveva chiesto – rispettivamente – una condanna a un anno e mezzo e un anno e due mesi di reclusione. La decisione dell’ex sindaco e ex presidente della Provincia, oggi assessore a Venezia, di non chiedere il rito abbreviato la porta ora a vestire i panni dell’imputata in un processo che potrebbe durare anche a lungo, tra testimoni dell’accusa e della difesa.
Dopo una lunga inchiesta, il giudice Comez aveva prosciolto tutti e tre gli imputati. La Procura aveva però impugnato la sentenza e la Cassazione aveva accolto il ricorso. A quel punto, Maritan e la funzionaria hanno scelto il rito abbreviato. Zaccariotto, invece, ha cercato il proscioglimento e ora si ritrova a doversi difendere in un processo in aula. Ieri, la politica ha reso dichiarazioni spontanee davanti al giudice per ribadire che fu Maritan a chiederle un colloquio per l’assunzione e lei – come rispondeva in questi casi – gli aveva detto di rivolgersi al funzionario preposto, ribadendo di averlo visto quell’unica volta e poi mai più.
Gian Nicola Pittalis