“La Tempesta Vaia, nel 2018, ci ha travolti e terrorizzati come se fosse giunta la fine del mondo: uno scenario apocalittico. Per far tesoro, cioè insegnamento, di un evento calamitoso eccezionale come è stato Vaia, ho deciso in seguito di pubblicare il mio diario (“I giorni di Vaia”), ovvero tutte le annotazioni che avevo raccolto in quelle ore tragiche e di paura che ha visto però la nostra gente, i nostri volontari della Protezione Civile e la nostra Regione del Veneto non abbattersi, ma anzi rimboccarsi immediatamente le maniche e lavorare incessantemente per garantire la sicurezza delle persone e ricostruire e rimboscare l’area gravemente ferita”.

Sono le parole che l’Assessore veneto alla Protezione Civile e all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, ha espresso al workshop, tenuto a Venezia, dedicato al post emergenza Vaia come momento di confronto sulle lezioni apprese e sui risultati conseguiti da quell’evento meteorologico estremo, che ha colpito il Veneto e il territorio nord orientale del Paese. Un incontro organizzato nell’ambito della Settimana nazionale della Protezione Civile in cui è intervenuto anche il Dipartimento nazionale di PC. Presenti, a fianco dei rappresentanti della Regione del Veneto i rappresentanti della Regione Friuli e delle Province Autonome di Trento e di Bolzano.

“L’importanza del momento di confronto – ha detto Bottacin – serve anche a sottolineare il fatto che, di fronte ad un gioco di squadra dove il Governo ha risposto tempestivamente mettendo i fondi, le Regioni anche attraverso i soggetti attuatori (Comuni, Province e tanti altri Enti) sono stati in grado di mettere a terra tutti questi fondi in tempi rapidi in virtù del fatto che, quando c’è una emergenza di Protezione Civile nazionale, decretata dal Consiglio dei Ministri, ne segue un’Ordinanza del Capo Dipartimento della PC”.

“Ed è quanto accaduto con Vaia. In quella Ordinanza – ha spiegato Bottacin – il Capo Dipartimento di PC, allora c’era Angelo Borrelli, ha previsto una serie di deroghe ad alcune norme di legge che ci hanno consentito di fare i lavori in tempi rapidi, senza distruggere l’ambiente o creare problematiche di altro tipo. Credo che Vaia debba essere ricordato come esempio virtuoso di quello che siamo riusciti a fare: tutti siamo a favore dell’ambiente, del suo rispetto, del concerto, ecc., ma di fronte ad un rischio di incolumità pubblica è evidente che in una scala di priorità dobbiamo tener presente che la prima cosa da fare è la tutela della vita umana ricordandoci che l’essere umano fa parte integrante dell’ambiente e non è un soggetto avulso”.

“Abbiamo fatto un sacco di lavori e di opere in poco tempo e questo è stato possibile grazie alle deroghe innumerevoli che ci sono state concesse e che ci fanno riflettere: viviamo infatti in un Paese in cui le opere di difesa del suolo spesso vengono fatte solo dopo che è accaduto il fatto tragico e ciò accade anche perché farle prima è spesso praticamente impossibile, vista la farraginosità delle procedure, delle leggi complicate e talvolta contraddittorie, che non agevolano la realizzazione dei lavori in tempi rapidi come dovrebbe essere quando si parla di incolumità pubblica”.

La Tempesta Vaia è stata classificata come disastro naturale in cui, precipitazioni piovose rilevantissime si sono aggiunte a un fortissimo vento che si era abbattuto sulle montagne venete soffiando tra i 100 e i 200 km/h per diverse ore. Il tutto provocando esondazioni e dissesti con danni rilevantissimi alla viabilità, alle linee elettriche, agli acquedotti, alle abitazioni, al patrimonio forestale e molto altro.

“Devo ancora ringraziare quanti si sono adoperati sia in piena emergenza che in post emergenza Vaia. – ha concluso il Presidente della Regione del Veneto, per lungo tempo Commissario, Luca Zaia – Parlo soprattutto dei numerosi volontari di Protezione Civile, dell’Assessore, dei funzionari e dirigenti regionali: nessuno dormiva o poteva riposarsi in quelle ore tragiche e nemmeno quando l’evento era risultato sotto controllo si aveva atteso tempo per cominciare a ricostruire. La stessa Protezione Civile nazionale ha riconosciuto l’eccezionalità del modello veneto per la gestione di questo evento catastrofico: parliamo di oltre 2000 cantieri avviati, di un importo delle opere messe in campo di oltre 1 miliardo di euro. Un lavoro fondamentale e prezioso che ha dimostrato, ancora una volta, come sia stato pieno e totale l’impegno della Regione Veneto nei confronti del suo territorio, del suo ambiente e delle sue montagne su cui il mondo intero sta concentrando la sua attenzione in vista delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026”.