Qui non c’è più nessuno da salvare… Scrivo da un paese che non esiste più “. Sono le prime parole di Giorgio Bocca che, come anche Buzzati e Cibotto, fu inviato nelle ore immediatamente successive alla tragedia del Vajont a descrivere  la tragedia di un pezzo di Veneto cancellato dalla furia delle acque ma soprattutto di alzare il velo sulle tante, troppe irresponsabilità, leggerezze e trascuratezze cui la giustizia non è riuscita a fornire una risposta mai veramente completa e soprattutto capace di chiudere una ferita anche ancora oggi grida sangue e rabbia.

Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, ricordando, oggi, la tragedia della diga del Vajont, accaduta il 9 ottobre del 1963.

“Se si celebra, ancora oggi, questo drammatico anniversario è perché, tuttora, l’emergenza idrogeologica è una incombente realtà che, complici ora i cambiamenti climatici, dobbiamo fronteggiarla ogni giorno – prosegue il Governatore –  salvo poi trovarsi il giorno dopo a pronunciare frasi di circostanza, ad asciugare lacrime, a promettere interventi che l’ufficio complicazione affari semplici e la drammatica carenza di denaro pubblico rendono impossibili o così dilatati nel tempo da apparire spesso inutili”.

“In questo quadro – ricorda il Presidente della Regione –  vorrei orgogliosamente dire che il Veneto non soltanto ha presente le esigenze del territorio ma si è mosso e si sta muovendo con una rapidità e una capacità che poche altre regioni credo possano vantare.

Non sono parole, ma fatti. I fatti sono 925 cantieri aperti (molti già finiti) per oltre 600 milioni già impegnati in tutto il Veneto a partire dal 2010, data della Grande Alluvione, data che segna lo spartiacque fra il non intervento e una nuova cultura del territorio e della prevenzione. I fatti sono 3 miliardi di un piano di interventi di prevenzione complessiva di tutto il Veneto, che ho voluto far redigere dai migliori tecnici regionali e universitari sotto la guida del  professor D’Alpaos, emerita autorità scientifica in materia idrogeologica. 

I 925 cantieri sono una realtà – aggiunge –  mentre la realizzazione del piano D’Alpaos ha bisogno di una iniezione finanziaria per il quale le risorse della Regione non sono sufficienti. Tuttavia, il Piano è pronto, concreto e immediatamente cantierabile e noi veneti abbiamo dimostrato di sapere utilizzare le risorse che ci vengono affidate con virtù e oculatezza”.