Una truffa a domicilio (immagine di repertorio
Una truffa a domicilio (immagine di repertorio

Meno presenti, a causa del lockdown, ma più aggressivi. Ecco la nuova veste indossata dei venditori porta a porta per accaparrarsi clienti in questo difficilissimo periodo.  Adico, che segue ormai da anni le vittime della cosiddetta truffa del catalogo, ha aperto quest’anno una cinquantina di pratiche, quasi un terzo rispetto all’anno precedente. Il motivo, naturalmente, è da addossare tutto alla pandemia e alle limitazioni imposte per contenerla che hanno di fatto impedito gli spostamenti. Ma, proprio a causa di ciò, i casi segnalati e seguiti dall’associazione rilevano una modalità di vendita molto più veemente. In che senso? “Le persone che ci stanno contattando in questi mesi – spiega Carlo Garofolini, presidente di Adico – ci raccontano di comportamenti molto aggressivi. Al di là di un primo approccio affabile, alle prime contestazioni da parte delle potenziali vittime partono offese, insulti e minacce. Un comportamento censurabile figlio ovviamente della fame da contratti che si sono ridotti notevolmente con il lockdown. Inutile dire che siamo di fronte ad atteggiamenti degni di censura”.

Le pratiche aperte dall’Adico seguono proprio l’andamento delle restrizioni adottate da governo e regione. A marzo e aprile, per esempio, i casi si contano sulle punte delle dita mentre riprendono vigore nei mesi successivi. “Il lockdown li ha fermati – conferma Garofolini – e il nostro timore è che il prossimo anno tornino all’attacco con molta più foga di prima. Come sempre, i loro clienti preferiti restano gli anziani, soprattutto se vivono soli, ma ormai il target a livello di età si è abbassato. Bisogna stare sempre in guardia, evitare di aprire a persone sconosciute e non firmare mai nulla se non si ha la certezza di ciò che si sta sottoscrivendo. In ogni caso, si può recedere dal contratto entro quattordici giorni dalla firma. Oltre quei tempi è necessario l’intervento di un legale”.