Commercial hemp, Darlingford, Manitoba, Canada.

Oggi 36 ettari coltivati a canapa che già a fine 2021 potrebbero essere raddoppiati. Stiamo parlando di una nuova coltivazione che potrebbe garantire delle soddisfazioni reddituali ai nostri coltivatori. La canapa potrebbe diventare un distretto agricolo che coinvolge alcuni ben precisi comuni della Marca trevigiana”.

Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso interviene sul futuro di una delle nuove culture che si stanno sviluppando anche nella Marca trevigiana.

Lo fa rilanciando anche l’allarme di Coldiretti per uscire dalla giungla di norme e controlli e dare una uniformità di applicazione della legge a livello nazionale al di fuori di singole interpretazioni a livello locale.

E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al primo tavolo di filiera della canapa che ha coinvolto i ministeri di Politiche agricole, Interno, Giustizia, Sviluppo Economico e poi Agenzia delle Dogane, Arma dei Carabinieri, Crea, Ismea, Agea e tutti gli attori del comparto.

“In Italiaspiega la Coldirettii terreni coltivati a canapa nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte superando i 4000 ettari. Fino agli anni ‘40 la canapa era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore al mondo dietro soltanto all’Unione Sovietica, poi il declino per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su questa pianta”.

La canapa sta vivendo oggi una seconda giovinezza – sottolinea Polegato – con un vero e proprio boom su più fronti dall’alimentare alla medicina. In commercio si trovano dai biscotti e dai taralli al pane, dalla farina di all’olio, ma c’è anche chi la usa per produrre ricotta, tofu e una gustosa bevanda vegana, oltre che la birra. Dalla canapa si ricavano inoltre oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Se c’è chi ha utilizzato la cannabis per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet per il riscaldamento che assicura una combustione pulita”.

“Si stima – conclude la Coldiretti – un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro con un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole: “La Marca è in pole position e nel 2021 ci saranno importanti novità anche per l’implementazione di questa nuova coltura” conclude Polegato.