“Abbiamo atteso tre mesi per avere una risposta dall’assessore Bottacin a due interrogazioni molto semplici: adesso capiamo il perché di un ritardo altrimenti ingiustificato: era imbarazzato nel doversi arrampicare sugli specchi perché quanto proposto era in netta violazione delle ferree regole della Commissione Europea sul Recovery Fund, poiché i progetti devono essere completati entro il 2026”. 

Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico torna sulla doppia risposta dell’assessore all’Ambiente a due interrogazioni sottoscritte anche dalla collega del Pd Anna Maria Bigon, dallo speaker delle opposizioni Arturo Lorenzoni, Cristina Guarda di Europa Verde, Elena Ostanel del Veneto che Vogliamo ed Erika Baldin del Movimento 5 Stelle, in cui si chiedeva l’ubicazione delle casse di espansione sul Piave previste in altrettante schede del Piano regionale per la ripresa e resilienza. 

 “Due bacini di laminazione imponenti, con una capacità di 30 milioni di metri cubi e un costo complessivo di ottanta milioni di euro, l’uno 20 e l’altro 60. Era evidente che la tempistica non poteva rispettare i diktat europei, facendo lavorare 800 persone per quattro anni. Ricordo infatti che le casse di espansione per il bacino di laminazione a Caldogno sul torrente Timonchio hanno richiesto otto anni di lavoro, per un impianto di ‘soli’ quattro milioni di metri cubi. In proporzione, il tempo dovrebbe essere otto volte tanto e comunque, nelle migliori delle ipotesi non meno di 20 anni”, attacca Zanoni. 

 

“Ma abbiamo smascherato Bottacin anche sulla questione della sostenibilità ambientale: durante la risposta in aula, così come nella lunga relazione al bando del 16 marzo sulle casse di Ciano non cita mai una lettera del ministero dell’Ambiente del 10 gennaio 2020 in cui è scritto che l’Italia è già attenzionata dalla commissione Ue nell’ambito di una procedura EU-Pilot relativa alla violazione dell’articolo 6 della Direttiva Habitat, che può coinvolgere anche Ciano del Montello, in quanto sito di importanza comunitaria facente parte della Rete natura 2000. Nella lettera, che fa riferimento proprio alle casse di Ciano, si parla di ‘impatti negativi significativi sui siti Natura 2000 interessati, in particolar modo su diversi habitat di interesse comunitario alcuni prioritari, tipici degli ambienti fluviali e ripariali’. Perché ha censurato questo documento? Era incompatibile col suo obiettivo di realizzare le casse nelle Grave di Ciano?”.

 

“L’assessore ha poi citato a sproposito sia l’ex presidente del Consiglio Gentiloni che l’ex sottosegretario all’Ambiente Morassut imputando a loro la scelta del sito di Ciano. L’ubicazione deriva invece dal ‘Piano delle azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico previsto dalla Regione del Veneto ai sensi dell’articolo 1 comma 3 lettera d dell’Opcm numero 3906 del 13 novembre 2010’ firmato dal Presidente Zaia. Non ce lo inventiamo noi, ma sono i fatti così come espressamente ribadito dall’allora ministro dell’Ambiente Costa in una lettera inviata proprio a Bottacin il 26 marzo 2020. E tornando a Morassut, nella missiva diretta al sindaco di San Donà e non alla Regione, non ha mai fatto il nome del sito di Ciano del Montello come invece riferito in aula dall’assessore”, precisa il consigliere Pd che chiude chiamando in causa Zaia. “Conceda l’incontro a quella decina di sindaci del Trevigiano (Crocetta del Montello, Cornuda, Valdobbiadene, Montebelluna, Vidor, Caerano San Marco, Giavera e Volpago del Montello) i cui Consigli comunali hanno approvato all’unanimità, quindi anche col voto dei consiglieri del Partito Democratico,  mozioni e ordini del giorno in cui si chiede che le casse vengano fatte sì in provincia di Treviso, ma a Ponte di Piave, per evitare rischi idraulici pericolosissimi per le popolazioni dell’area del Montello, a causa del fenomeno del carsismo, ben noto negli ambienti tecnico-scientifici. A questo proposito sono comunque convinto che la procedura Via, al quale il progetto dovrà essere sottoposto, indicherà proprio Ponte di Piave come alternativa obbligatoria, del resto era il sito messo come prioritario in tutti i documenti ufficiali prima dell’intervento della Regione”.