Siro Martin, presidente di Confartigianato Metropolitana di Venezia
L’anno scorso, solo per cenoni, cene e brindisi si sono spesi in provincia di Venezia ben 206 milioni di euro, 92 dei quali per prodotti tipici artigianaliI settori della Moda, Benessere, Alimentazione e Orafo-artistico tremano: “Speriamo che non si chiuda, gli importanti incassi di dicembre ci servono per pagare dipendenti, i debiti accumulati e chiudere un po’ meno peggio quest’anno disastroso
Il rischio di un dicembre con lockdown e congelamento dei consumi natalizi costerebbe carissimo al sistema economico metropolitano. Gli ulteriori danni causati da una eventuale chiusura totale delle attività in un mese vitale per i consumi e strategico per i fatturati annuali diventerebbero infatti devastanti per chi, nel commercio e nella produzione, sta cercando di resistere e aspetta le festività per puntellare i già fragili fatturati di questi mesi. Il Natale e feste comprese significano regali, pensierini vari e tante cene e pranzi, e l’anno scorso, solo per cenoni, cene e brindisi si sono spesi in provincia di Venezia ben 206 milioni di euro, 92 dei quali per prodotti tipici artigianali. Ora , invece, causa il dilagare dei contagi, il timore che l’emergenza sanitaria ci porterà verso la chiusura totale è di giorno in giorno altissimo.
Ma quanto pesa negli incassi il periodo natalizio?  “Per il settore orafo, ovvero oreficerie, negozi d’orologi e gioielli il mese di dicembre vale almeno il 35% del fatturato annuo, fatti due conti pari a 3 mesi d’incassi normali – spiega Claudio Dozzo, presidente della Federazione Artistica della Confartigianato Metropolitana -. Questo genere di beni sono tipicamente oggetto di regali e una chiusura in questo periodo dopo quanto già passato, sarebbe devastante. Non solo per chi vende, ma per l’intera filiera”. Tra gli altri settori dell’artigianato che attendono con ansia lo spiraglio di un dicembre “semi-normale”, anche i settori del Benessere, della Moda e dell’Alimentazione.
“Per chi si occupa di Benessere, ovvero parrucchieri, estetiste e centri bellezza, il periodo natalizio pesa almeno due mesi d’incassi e vale almeno un 20%-25% del fatturato annuo – spiega Catia Pasqualato, presidente della Federazione Benessere della Confartigianato Metropolitana -. Tra la maggior attenzione alla cura della persona, tagli e trattamenti di bellezza per cenoni ed eventi i saloni generalmente sono sempre pieni, senza dimenticare che come regalo tra signore spesso ci sono i voucher per trattamenti e sedute. Se si chiude salta tutto, pure l’opportunità di buoni incassi che alla fine servirebbero solo per coprire spese e debiti accumulati”.
Male malissimo anche per il settore Moda “Dove il rischio di chiusure di ristoranti e il divieto di assembramenti di certo non spingerà la gente ad acquistare l’abito bello – chiosa Gianluca Fascina, presidente della Federazione Moda – Se chiudono ristoranti e negozi, a cascata i laboratori non produrranno, e nel nostro settore, quest’anno la perdita stimabile nei fatturati è già nell’ordine del – 40% se non – 50%. Con un dicembre al lockdown sarà ancor più un disastro, una disperazione tra licenziamenti e chiusure. Basti pensare che si sta ancora aspettando la cassa integrazione di luglio”. E il rischio di un Natale amaro anche per chi fa dolci è dietro l’angolo.
“Senza ristorazione da fornire già ci sono pesantissimi problemi nel settore – commenta Alessandro Cella della Federazione Alimentazione della Confartigianato Metropolitana – Pasqua è saltata, ora rischia di saltare pure il Natale che per noi vale un 20% del fatturato annuo, con un pesante dubbio: comprare o meno le materie prime per poi fare panettoni e pandori, davanti il rischio che si debbano buttare poi via tutto perché la richiesta sarà minima?”.
Ferma la presa di posizione del presidente della Confartigianato Metropolitana Siro Martin: “L’idea di una chiusura generalizzata non è nemmeno da prendere in considerazione, sarebbe letale per l’artigianato. In questo caso il settore si farà sentire con forza. Il governo faccia velocemente la sua parte e ristori adeguatamente e immediatamente i settori economici, imprenditori e dipendenti, pesantemente colpiti dal lockdown totale dei mesi scorsi e da quello parziale attuale. Siamo un paese fondato sul lavoro, il governo impari a difenderlo sempre e comunque”.