Un test per il Covid (foto di repertorio)
Un test per il Covid (foto di repertorio)
“Siamo di fronte ad una discreta ripresa dei contagi – ha sottolineato il Direttore sanitario Giovanni Carrettache riguarda in particolare le fasce giovani e poi l’ultima fascia, quella delle persone più anziane”: si è aperta con questa considerazione la conferenza stampa odierna, con cui l’Ulss 3 Serenissima ha fatto il punto sul contrasto al Covid19 e poi sul lavoro per la gestione sanitaria dei profughi ucraini sul territorio veneziano.
“Questa ripresa del contagio – ha spiegato Carretta – per ora non ha ricadute pesanti sul lavoro dei nostri Ospedali, grazie alla diffusione del vaccino che ci protegge dalle forme gravi. Ma immaginiamo che la crescita dei nuovi positivi si riverbererà nelle prossime settimane dando luogo ad una crescita dei ricoveri; poi anche questa curva di crescita si affievolirà per accompagnarci verso i mesi estivi, che speriamo possano essere più tranquilli”. 
Come le altre varianti apparse sulla scena della pandemia nei mesi passati, anche la cosiddetta Omicron2 si prepara ad occupare via via il campo, scalzando le precedenti: “Il monitoraggio effettuato – sottolinea il dottor Carretta – ci mostra che è già arrivata al 35-40% del totale dei contagi; e a fine mese saranno probabilmente dovuti alla nuova variante più della metà dei casi. Le nuove varianti si presentano però come molto contagiose e contemporaneamente meno aggressive dal punto di vista della gravità della patologia nei contagiati”.
E anche per questo nei giorni correnti le Terapie Intensive degli Ospedali dell’Ulss 3 Serenissima non sono affatto sotto pressione per il Covid: “I pazienti Covid gravi nelle nostre Rianimazioni – spiega il Direttore sanitario – oggi sono solo alcune unità. Possiamo invece dire che sono numerosi i pazienti Covid gestiti per le vie ordinarie: in parte provengono dal territorio attraverso il Pronto Soccorso, in parte dalla positivizzazione che avviene anche in Reparto; questi due fronti fanno confluire i pazienti positivi nelle Aree Covid dei vari Ospedali. Che al momento possiamo definire sature”. I posti letto di Area Covid erano stati diminuiti nelle scorse settimane, e ora le Direzioni degli Ospedali valutano l’evolvere della situazione, pronte eventualmente a potenziarle.
“Aumento della diffusione del virus e nuove varianti – ha sottolineato il Direttore sanitario – sono la causa reale della crescita dei positivi. Ed è importante che non si immaginino collegamenti tra questa situazione e l’arrivo di persone provenienti delle aree del conflitto: al momento registriamo infatti tra i profughi ucraini una percentuale di positività inferiore a quella che si registra mediamente sul territorio”. Su questo tema è stato molto chiaro anche il Direttore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica, il dottor Vittorio Selle: “Stiamo svolgendo un’azione importante di verifica delle condizioni sanitarie e dello stato vaccinale di queste persone. Le nostre difficoltà al riguardo sono quelle inevitabili quando si affrontano ondate in arrivo da conflitti, per la parcellizzazione dell’accoglienza e per le difficoltà che queste persone affrontano in fuga dalla guerra. Ma proprio perché operiamo in una situazione di elevata complessità, è prematuro tirare conclusioni quanto alla propensione di queste persone straniere ad intraprendere i percorsi vaccinali proposti dal nostro Servizio Sanitario. Anche sulla presunta scarsa adesione degli Ucraini alla vaccinazione in patria, forse è bene non forzare i giudizi: i dati effettivi sono allo studio e potremmo avere anche sorprese in positivo”.
L’Azienda sanitaria ha fornito ai giornalisti alcune rilevazioni sulla popolazione ucraina già presente nel territorio: “Colpisce l’età media – ha sottolineato il dottor Selle – che per i maschi è di soli 16 anni, e per le femmine sale fino ai 30 anni. Si tratta di una popolazione rispetto alla quale c’è molto da fare anche per il recupero e il completamento dei percorsi delle vaccinazioni normali, oltre che per quella contro il Covid19; e siamo solo all’inizio di questo lavoro di ‘regolarizzazione’ e di supporto anche in ambito sanitario”.