“In questo momento ci stiamo impegnando per far ripartire il turismo, mettendo tutte le nostre energie nel sostenere gli imprenditori di settore nell’incontro domanda-offerta, ma è necessario una riflessione seria sul grave calo dell’occupazione registrato nel 2020, considerando che la ripartenza difficilmente potrà farci ambire ai numeri del 2019”.

Così l’Assessore regionale al lavoro Elena Donazzan a margine dell’incontro con il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia espone il quadro attuale dell’occupazione nel settore turistico in Veneto.

“Nel 2020 nella nostra regione abbiamo registrato una perdita di oltre 15.000 posti di lavoro dipendente nel solo settore dei servizi turistici. Un numero che non contempla i posti di lavoro persi nell’indiretto e nell’indotto – illustra l’Assessore regionale al lavoro del Veneto -. Oltre a ciò va anche considerata la perdita di lavoro derivante dalle mancate assunzioni che solitamente caratterizzano il settore. Basti pensare che nel 2019 nei comparti del turismo si erano registrate complessivamente 151.000 assunzioni e valori simili si sono registrati nei due anni precedenti. Nel 2020, invece, le assunzioni sono state appena 83.000, con un calo del 45% rispetto al 2019 e punte superiori al -60% nel secondo e nel quarto trimestre dell’anno, periodi in cui tradizionalmente si avviano i reclutamenti per la stagione estiva e quella invernale”.

Il calo ha interessato in particolare il lavoro a tempo determinato, considerato che oltre l’80% delle assunzioni nel turismo avviene con questa tipologia contrattuale.

Secondo i dati Istat, lo scorso anno nei settori del commercio, alberghi e ristoranti in Veneto hanno lavorato in media 389.000 lavoratori a fronte dei 431.000 del 2019 e dei 425.000 del 2018. I dati provvisori relativi ai primi quattro mesi del 2021 (periodo caratterizzato da forti restrizioni) mostrano ancora un forte calo della domanda di lavoro nel settore turistico, sia rispetto al 2020 (considerato il buon andamento dei primi due mesi dell’anno pre pandemia) sia soprattutto rispetto al 2019 (-78%).

I profondi cambiamenti del mondo del turismo degli ultimi anni hanno inciso molto sul piano occupazionale, data la difficoltà degli operatori di attuare una pianificazione dell’offerta a medio-lungo periodo.

“Tutto questo si ripercuote inevitabilmente sul piano dell’occupazione – precisa l’Assessore Donazzan -, non potendo prevedere facilmente il proprio fabbisogno in termini di risorse umane/personale, le imprese prediligono l’assunzione di lavoratori part-time, stagionali, a chiamata, a tempo determinato, ecc. A ciò si sommano meccanismi e distorsioni interni al settore, difficili da spezzare: molte località (soprattutto quelle di mare, montagna e lago) sono ancora troppo vincolate alla stagionalità”.

La possibilità per gli operatori del settore di percepire l’indennità di disoccupazione nei periodi di chiusura da un lato è una misura necessaria, dall’altro non incentiva lo sforzo a creare una continuità dei percorsi lavorativi, con la conseguenza del perpetrarsi del legame con la stagionalità.

“È un cane che si morde la coda – conclude Donazzan –, una situazione a cui va aggiunto che in periodo di pandemia la discontinuità dei rapporti e l’incidenza del sommerso hanno determinato per molti lavoratori l’impossibilità di accedere ai necessari strumenti di sostegno. Tutte questioni sulle quali riflettere a fondo per dare giuste ed efficaci risposte da un lato agli operatori e dall’altro ai tanti lavoratori del turismo che, dopo aver perso il lavoro, oggi sono alla ricerca di nuova occupazione”.