L’atteso rilascio, da parte di Infocamere, dei dati sulla demografia d’impresa al terzo trimestre 2020 non dà conferma né smentisce le temute conseguenze negative dell’emergenza sanitaria in corso.
L’andamento nel trimestre non ha generato, similmente a quanto accaduto lo scorso trimestre, contrazioni nel numero di imprese rispetto allo stock di giugno 2020. Anzi, tra giugno e settembre 2020, le sedi d’impresa attive risultano ancora in crescita: +552 imprese in Veneto, di +132 per Treviso e di +23 per la provincia di Belluno. Crescita che si aggiunge a quella registrata nel secondo trimestre, così che, osservando nel suo insieme il periodo da fine marzo a settembre 2020, per così dire il “periodo Covid”, la consistenza delle imprese cresce di +2.114 unità in Veneto, di +289 a Treviso e di +40 unità a Belluno.
Ma questo risultato è solo apparentemente positivo: nel secondo e terzo trimestre dell’anno è normale osservare un rimbalzo nel numero di imprese attive, dopo un primo trimestre caratterizzato dal concentrarsi delle cessazioni d’impresa. Tuttavia, quest’anno, in entrambi i periodi, il rimbalzo positivo è stato assai più contenuto di quello osservato lo scorso anno a causa di una significativa discontinuità nei flussi di iscrizioni e cessazioni d’impresa. Tra marzo e settembre 2020, infatti, si osserva un consistente ridimensionamento del numero di iscrizioni e di cessazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In Veneto le iscrizioni si riducono del -27,8% quasi alla pari delle cessazioni (-27,2%) mentre a Treviso e Belluno, sia le iscrizioni che le cessazioni, si riducono con valori percentuali più elevati: a Treviso la contrazione è di oltre il -30% mentre a Belluno sfiora il -40%.
Guardando agli stock e considerando la loro variazione su base annua, si confermano negative le variazioni tendenziali (settembre 2020 rispetto a settembre 2019): -2.703 in Veneto, -444 a Treviso e -186 a Belluno. Il dato tendenziale incorpora principalmente gli effetti amministrativi delle maggiori cessazioni d’impresa che, come sopra ricordato, solitamente si registrano con maggiore intensità tra gennaio e febbraio (prima dunque del lockdown).
Sul fronte delle filiali d’impresa, l’andamento tendenziale, si conferma positivo (+1.070, +207, +86, rispettivamente in Veneto, a Treviso e a Belluno) e compensa in parte il ridimensionamento delle sedi d’impresa.
TREVISO
In provincia di Treviso, nel secondo e terzo trimestre 2020, si sono registrate 1.501 iscrizioni e 1.090 cessazioni d’impresa per un saldo positivo di 411 unità (era pari a +556 il saldo positivo dell’analogo semestre del 2019). Come a livello regionale, anche in provincia di Treviso le iscrizioni e le cessazioni sono interessate da una notevole riduzione dei flussi:
Guardando ai dati mensili delle iscrizioni, le dinamiche dei flussi nel periodo Covid risultano, per quasi tutti i mesi osservati, al di sotto di quanto avvenuto nell’anno precedente e lo stesso vale per le cessazioni.
Quindi tanto nel secondo che nel terzo trimestre si evidenzia, in provincia di Treviso, una demografia d’impresa caratterizzata da un numero di chiusure e aperture d’impresa inferiore rispetto a quanto rilevato nel 2019 e rispetto a quanto fisiologicamente succede in questi periodi dell’anno.
Al 30 settembre 2020 lo stock di imprese attive in provincia di Treviso è risultato pari a 79.090 unità a cui si aggiungono 18.229 unità locali; dal confronto con la consistenza al 31 marzo 2020 si registra una crescita sia per le sedi d’impresa (+289) che per le unità locali (+115).
L’analisi settoriale evidenzia come sempre settori in positivo e settori in negativo, anche se le dinamiche risentono del generale andamento sotto tono dei flussi più sopra commentato. Per l’analisi settoriale a seguire, si confronta lo stock di settembre con quello di marzo, andando a vedere quanto successo nello stesso periodo del 2019.
Il comparto più penalizzato permane quello del commercio al dettaglio che perde -33 sedi rispetto a marzo 2020 (erano -108 nello stesso periodo dell’anno precedente), a cui si aggiungono -18 unità locali. Il commercio all’ingrosso, invece, inverte la tendenza sulle sedi d’impresa (da +39 nel 2019 a -8 unità), mentre cresce in termini di unità locali (+6), anche se in misura molto più contenuta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando guadagnava +28 unità locali.
L’alloggio e ristorazione è l’altro comparto che registra, nell’ultimo semestre, un saldo negativo nelle sedi d’impresa (-7 unità), in controtendenza rispetto allo stesso periodo del 2019 (+49), a fronte di un incremento di filiali dipendenti, seppur di minore intensità (+12 unità) rispetto a quello registrato lo scorso settembre (+40).
Il manifatturiero risulta positivo nel suo complesso sia per le sedi d’impresa (+5, contro la stazionarietà di un anno fa) che per le unità locali (+14, in rallentamento rispetto a settembre 2019 quando crescevano di +36 unità). Il dato aggregato scaturisce da maggiori incrementi in attività anche diverse dalle principali specializzazioni provinciali. All’interno della divisione altre industrie manifatturiere, che ricomprende anche la fabbricazione di strumenti e forniture mediche e dentistiche risultano positive, sia sul fronte delle sedi che delle unità locali, le attività di fabbricazione di prodotti in gomma e plastica (+14 sedi e +11 unità locali dipendenti) e le attività di riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature (+12 sedi e +4 filiali). Le maggiori perdite, per contro, si registrano per l’industria del legno-arredo (-16 sedi e -12 unità locali), della metalmeccanica (-10 sedi), dell’industria alimentare e delle bevande (-2 sedi) e del sistema moda (-2 filiali dipendenti).
Il settore dell’edilizia risulta in crescita su tutti i periodi considerati: tra marzo e settembre l’incremento delle sedi d’impresa passa da +49 unità di un anno fa a +73, mentre le filiali dipendenti crescono da +6 a +16 unità.
Anche i servizi alle imprese registrano un incremento rispetto allo stock di marzo 2020, anche se in rallentamento rispetto a quanto registrato un anno fa: +137 sedi d’impresa (contro le +243 di un anno fa) e +38 filiali (contro le +75). La minore crescita delle sedi d’impresa interessa le attività professionali, scientifiche e tecniche (+29), le attività di noleggio, agenzie di viaggio ed i servizi di supporto alle imprese (+31) nonché gli altri servizi alle imprese (+87); in diminuzione invece le sedi d’impresa delle attività di trasporto e magazzinaggio (-10 unità), che perdevano invece -16 sedi d’impresa nell’analogo confronto di un anno fa.
Nelle attività dei servizi alle persone la crescita, rispetto a marzo 2020, si ferma a +18 sedi contro le +67 dello stesso periodo del 2019, mentre per le filiali dipendenti si osserva una accelerazione (da +15 di settembre 2019 a +23 di settembre 2020).
In rialzo, ma in modo più contenuto, anche le sedi d’impresa in agricoltura: +64 unità contro le +77 unità registrate tra marzo e settembre 2019.
Imprese artigiane
Le imprese artigiane attive, pari a 22.492 unità al 30 settembre 2020, risultano in crescita dal confronto con marzo 2020 (+28 unità, di cui +41 tra marzo e giugno 2020, -13 nell’ultimo trimestre). Nello stesso semestre dello scorso anno, però, le sedi d’impresa artigiane crescevano di +73 unità. L’incremento degli ultimi sei mesi è determinato quasi esclusivamente dall’edilizia che guadagna +36 imprese (di cui +11 nell’ultimo trimestre), mentre il manifatturiero accusa una contrazione di -26 unità, di cui -23 nella metalmeccanica.