Stress, alimentazione ed infezioni sono i peggior nemici della fertilità maschile.

La capacità riproduttiva di una coppia diminuisce con l’avanzare dell’età e il calo di fatto può interessare sia gli uomini che le donne. Tendenzialmente quando si sente parlare di “orologio biologico” il pensiero corre quasi sempre all’universo femminile, ma è da tenere in considerazione che il problema della fertilità può riguardare entrambi i partner.

Fertilità maschile: come incide l’età

La fertilità di un giovane non è uguale a quella di un uomo di 50 anni e questo influisce necessariamente sulla coppia quando si cerca un figlio in età adulta. Nella società odierna, infatti, molti uomini tendono a rinviare la data della paternità anteponendo studio e lavoro, ma è bene considerare la situazione a 360°.

Da uno studio svizzero pubblicato nei mesi scorsi è emerso come l’età media dei pazienti che si rivolgono ai centri di procreazione assistita a Lugano è di quasi 40 anni. E questo dato trova conferma anche in molte strutture del nostro Paese.

Inoltre, stando ai dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le cause dell’infertilità sono distribuite in modo equo tra uomo e donna, anche se esiste un 10% delle coppie che non riesce a procreare senza alcuna causa apparente.

Cosa determina l’infertilità

La fertilità maschile è più duratura di quella femminile, ma può comunque essere condizionata in maniera negativa da alcuni fattori– sia interni che esterni- come, ad esempio, alimentazione scorretta, ritmi troppo stressanti o infezioni trascurate.

Inoltre, in cima alla classifica dei fattori che contribuiscono a ridurre la fertilità degli uomini spiccano anche le malattie infettive sottovalutate nel tempo. Tali infezioni, infatti, se vengono ignorate o non curate adeguatamente possono portare addirittura alla sterilità.

Si tratta perlopiù di problematiche legate a rapporti non protetti, responsabili di una maggiore frammentazione del DNA negli spermatozoi che può incidere direttamente sulla capacità riproduttiva.