Con le sue 56.053 unità terziarie attive, Treviso è la quarta provincia del Veneto per numerosità e cresce dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, con ben 424 nuove unità locali. Il secondo trimestre dell’anno risponde positivamente al Decreto Riaperture e mostra alcuni segnali importanti. Anche gli imprenditori crescono dello 0,6% e sono circa 387 in più, concentrati per lo più in attività del commercio, ristorazione, servizi di supporto alle imprese e nella finanza. In riduzione il gap generazionale (+7,6% pari a +184 gli under 30 e -1,5% pari a -119 gli over 70), che aveva penalizzato i giovani imprenditori nel corso del primo trimestre.

In generale, dopo il lungo e drammatico periodo della pandemia e dopo vari segni meno, il comparto del commercio, nel suo complesso, è in rilancio (+0,6% pari a +125 unità locali) e torna a crescere per la prima volta dal 2016 (in tutti i settori merceologici, a parte il commercio di autoveicoli e motocicli).

Anche il turismo, con un +0,7% pari a + 52 unità locali, mostra evidenti segnali di ripresa.

L’effetto più marcato è quello che ha coinvolto tutte le attività in grado di offrire «posti a sedere» e un «servizio all’aperto». Tutto ciò che è mancato durante la pandemia riesplode producendo nuovi picchi numerici:

  • “Ristorazione con somministrazione” (+1,8%) – ristoranti, fast-food, rosticcerie, friggitorie e pizzerie, che dispongono di «posti a sedere»; birrerie, pub, enoteche ed altri esercizi simili «con cucina» 
  • “Cibo d’asporto” (+2,3%)
  • “Ristorazione ambulante” (+22,9%)
  • “Piscine” (+12,5%)
  • “Bar” (-0,7%) e altri esercizi simili «senza cucina»
  • “Palestre” (-3,1%)

I servizi – in particolare del terziario avanzato – proseguono nel processo dinamico di crescita ed evoluzione già iniziato e segnano solidità con un +0,9% pari a +247 unità locali, in particolare attività terziarie a supporto del sistema imprenditoriale (consulenza gestionale e direzionale), ma troviamo molte conferme e segnali positivi anche nei seguenti ambiti: 

  • Studi legali (+28,6%)
  • Attività tecniche da parte di periti industriali (+22,2%)
  • Sgombero di cantine, garage e solai (+33,3%)
  • Corrieri e servizi di consegna a domicilio (+27,8%)
  • Spedizionieri e agenzie di operazioni doganali (+8,3%)

Le dinamiche di crescita vanno lette e contestualizzate rispetto al periodo: anticipa l’arrivo dell’estate, coincide con l’apertura della stagione estiva da parte delle strutture turistiche e si sente l’effetto del Decreto Riaperture. Rispetto allo stesso trimestre del 2020, durante il quale si stava uscendo dal primo lockdown (sospeso progressivamente in previsione dell’estate), tutti gli indici mettono in evidenza un netto miglioramento del clima di fiducia, soprattutto tra gli imprenditori. Tornano a crescere le ditte individuali e le società di persone dopo anni di flessione. Quanto agli ambiti, appare chiara la sottolineatura legata al Covid dei corrieri e delle consegne a domicilio, così come lo sgombero di cantine e garage dovuto al driver delle agevolazioni dell’edilizia, che ha rimesso in moto il mercato immobiliare. 

L’occupazione e il mercato del lavoro

Il mercato del lavoro è in crescita e sembra aprire ai giovani, risultando sì più dinamico, ma all’insegna della flessibilità.

Si assiste ad un importante incremento dei flussi occupazionali, rispetto allo stesso periodo del 2020, con un forte aumento del lavoro “a chiamata” o intermittente (legato al turismo e alla ricettività), ma anche del lavoro dipendente. In particolare, trova conferma il fenomeno del lavoro somministrato, ovvero i posti di lavoro ottenuti tramite agenzie interinali, che risulta in crescita per il secondo trimestre consecutivo, diventando probabilmente la nuova “tendenza” del 2021.

Nel dettaglio vediamo:

  • +1.195 posti di lavoro dipendente (il 60,7% di stranieri) e +830 posti a chiamata (l’88% nel turismo).
  • La maggior parte dei lavoratori dipendenti è stata assunta con contratto di somministrazione a termine (+1.145 posti di lavoro interinali), che si conferma la forma più utilizzata dalle aziende in questa prima parte dell’anno (erano +1.690 durante il primo trimestre). 
  • l’occupazione dipendente è costituita prevalentemente da giovani under 30 (+1.400), per la maggior parte assunti a tempo determinato (+620) o tramite agenzie interinali (+530). 

I COMMENTI

Adriano Bordignon, Presidente EBiCom: largo ai giovani

Se nel Report del primo trimestre si potevano solo intravvedere i segnali del cambiamento, ora li possiamo cogliere nettamente. Quella che era una fotografia sgranata penalizzata dai tratti pesanti della pandemia, ora si fa via via più definita e si presenta con nuove variabili che vanno oltre le sfumature. Sta a noi, ora, interpretarle e sostenerle. Il miglior clima di fiducia tra gli imprenditori, i flussi occupazionali che crescono, le assunzioni, sia pure somministrate, dei giovani under 30, i servizi che si consolidano e soprattutto il commercio che non solo tiene, ma recupera posizioni preCovid. Sono tutti segnali incoraggianti che la bilateralità ha il compito di sostenere, accompagnare, comprendere. Oggi possiamo rilevare il più alto livello di attese per il futuro che si sia mai visto negli ultimi anni. Si impone come un dovere, prima ancora che strategico, la riflessione sui giovani imprenditori, che tornano a fare impresa, segno di una società che si apre al futuro, che torna a sperare, a investire, a progettare. Offrire ai giovani, alle donne e alle famiglie strumenti per sostenere un investimento innovativo e sostenibile è la chiave di volta. 

Il nostro impegno sarà quello di mettere a punto strumenti e risorse per sostenerli in questo avvio che speriamo si trasformi, col prossimo trimestre, da semplice segnale in tendenza consolidata. Ne va del futuro del Paese. 

Patrizia Manca, VicePresidente EBiCom: formazione e nuove competenze

Dalla ricerca emerge che il cambiamento è una realtà, non una previsione e la transizione verso il digitale è confermata dai numeri. Questo si traduce in nuove competenze ed in riconversioni. Ci sono settori che crescono e che cercano figure professionali adeguate. Si rende pertanto necessario l’intervento della bilateralità a sostegno delle imprese e dei lavoratori, attraverso l’avvio di nuove politiche attive, di percorsi utili a aumentare o formare le nuove competenze, ad alleggerire il costo del lavoro e a trasformare in stabilità ciò che ora è ancora precario. La contrattazione aziendale o territoriale può consentire che non si disperdano le professionalità acquisite mediante politiche a favore del passaggio generazionale tra anziani e giovani, sviluppare la possibilità di creare sportelli domanda-offerta, che permettono alle aziende e lavoratori di entrare in contatto; per essere in grado come Parti Sociali di dare delle risposte concrete a quelle che sono le esigenze delle imprese e dei lavoratori”.

Alessandro Minello, Coordinatore di EBiComLab: le nuove sfide dei territori

Nell’era della complessità e dell’attuale fase pandemica fiducia e incertezza si uniscono per definire lo scenario a breve termine, giacché quello di lungo periodo non è ancora prevedibile. Il terziario si conferma sistema duttile e resiliente, con un’elevata capacità di reazione non appena la domanda di mercato evidenzia segnali di ripresa. Il sistema sta recuperando le posizioni pre-COVID e sta affrontando la difficile sfida dell’uscita dalla pandemia attraverso un delicato, quanto imprescindibile, processo di riposizionamento e di metamorfosi, che vede nell’attenzione ai valori della sostenibilità e nella progressiva ibridazione digitale dei modelli di business un’opportunità da non perdere, soprattutto alla luce dell’esperienza pandemica finora vissuta. Se il futuro è incerto, certi sono invece il ruolo fondamentale e la pervasività della rivoluzione digitale e tecnologica in corso, applicata sia alle attività imprenditoriali sia alla vita sociale, che andranno a costituire la nuova piattaforma territoriale relazionale e di produzione di beni e servizi. In futuro, la distinzione rilevante tra le imprese, così come tra le persone, non sarà più tra grandi e piccoli, tra forti e fragili, ma sarà quella tra connessi e non connessi, tra soggetti in rete e collegati alle dinamiche globali e quelli isolati e disconnessi. A seconda della scelta che si attuerà il territorio potrà recuperare l’attrattività che in questi anni è andata declinando, che è anche alla radice dell’emigrazione di tanti nostri talenti. I territori, per essere attrattivi nel nuovo contesto competitivo, devono migliorare il proprio ecosistema, sociale ed economico, e tornare ad essere abilitanti, puntando sul capitale umano, sull’innovazione radicale, sulla densità di relazioni, sul fare sistema, sul ricambio generazionale e imprenditoriale, sulla costruzione di un futuro anche utopico, per un cambiamento “in meglio”. La pandemia, un (quasi) Cigno nero, non ha fatto altro che accentuare dinamiche già in corso, di fronte alle quali il sistema sanitario, sociale ed economico, del nostro paese non era tuttavia preparato ad affrontare e le conseguenze si sono viste a livello locale. I territori ed il terziario in particolare hanno subito le maggiori conseguenze e restrizioni da cui solo ora si stanno affrancando. L’uscita dal tunnel, per il settore più importante della nostra economia, si sta rivelando una sfida non tanto nel superamento del presente quanto nella costruzione del futuro. Una sfida nei confronti della quale non basta essere resilienti, ma sono richieste crescenti abilità, immaginazione, orientamento al rischio, visione, relazioni, competenze, alleanze, per condividere un percorso verso il futuro che veda l’impresa terziaria e la comunità di nuovo legate allo stesso destino.