“Prosegue nel mese di giugno il recupero dei posti di lavoro in Veneto. Il mese si è chiuso con volumi di assunzioni superiori a quelli registrati nel 2019 e un bilancio positivo per 28.300 posti di lavoro dipendente, soprattutto grazie alla crescita dei contratti a tempo determinato, che hanno beneficiato della ripresa delle attività e colmato i mancati reclutamenti dei mesi precedenti”. 

Così l’Assessore regionale al Lavoro del Veneto Elena Donazzan commenta i dati della Bussola di Veneto Lavoro relativi alla prima metà del 2021, che certificano i miglioramenti osservati negli ultimi due mesi a seguito delle riaperture.    

 Il saldo tra assunzioni e cessazioni del secondo trimestre dell’anno risulta, infatti, positivo per 55.000 posizioni lavorative, 4.000 in più rispetto al 2019, per un bilancio occupazionale che sale a 67.000 posizioni lavorative guadagnate da inizio anno. Il numero delle assunzioni resta tuttavia inferiore rispetto al 2019 (-12% nel trimestre e -21% da inizio anno), nonostante il forte recupero degli ultimi due mesi.   

 Nei settori soggetti a restrizioni, quali commercio e turismo, il differenziale con il 2019 rimane significativo (rispettivamente -20% e -15% nel trimestre), ma i dati di giugno evidenziano una tendenza al recupero di una stagione necessariamente partita con ritardo. Nel manifatturiero la flessione della domanda di lavoro è ancora presente nei settori della moda, nell’alimentare e nella farmaceutica. I saldi sono positivi in tutti i comparti, fatta eccezione per la concia e per l’istruzione privata, sulla quale incide la chiusura dell’anno scolastico.  

 Venezia e Verona, le province finora più colpite, beneficiano dell’avvio della stagione turistica e del prospettato ritorno alla normalità, facendo registrare rispettivamente 26.000 e 15.700 posti di lavoro in più nel trimestre. In termini di assunzioni, però, la domanda di lavoro si mantiene inferiore al 2019, in percentuale variabile dal minimo del -2% registrato a Rovigo al massimo del -24% di Venezia. Fanno eccezione Treviso (+1%) e Vicenza (+3%), i due territori a maggiore vocazione manifatturiera.  

 L’irrigidimento del mercato del lavoro e un possibile effetto scoraggiamento contribuiscono alla diminuzione della disoccupazione: tra aprile e giugno le dichiarazioni di immediata disponibilità presentate ai Centri per l’impiego del Veneto sono state 24.700, il 9,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. 

 “In Veneto il bilancio occupazionale da inizio pandemia, dal 23 febbraio 2020, si rivela comunque positivo, con 44.000 posti di lavoro dipendente in più rispetto ad allora, ma è un risultato che sconta l’utilizzo massiccio della cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti, oltre a mostrare andamenti diversificati in base ai settori, ai territori e ai cicli stagionaliaggiunge Donazzan -. I contratti a tempo indeterminato, maggiormente protetti da tali misure, hanno infatti segnato un calo costante ma contenuto. Mentre il lavoro a termine, soprattutto quello stagionale, ha mostrato forti oscillazioni, con cadute evidenti nel 2020 in concomitanza con il lockdown e un altrettanto significativo recupero in questi ultimi due mesi”.

“Efficaci e tempestive politiche di accompagnamento, riqualificazione e inserimento lavorativo saranno determinanti per sostenere la ripresa economica e garantire il riassorbimento delle forze di lavoro espulse dai settori e dalle imprese maggiormente colpite dalla pandemia, per una platea di disoccupati che tenderà probabilmente ad aumentare, seppure ci auguriamo in misura graduale” conclude l’Assessore regionale al lavoro.