Marco Modolo ©Andrea Pattaro/Vision
Marco Modolo ©Andrea Pattaro/Vision

Oggi Marco Modolo, difensore del Venezia FC, ha incontrato la stampa in videoconferenza.
Queste le sue dichiarazioni.

Marco Modolo, innanzitutto: come stai?

“Sto bene. Da circa un mese mi sto allenando regolarmente con la squadra. Fisicamente mi sento bene, e sono pronto se ci sarà bisogno di me”.

Come si riesce a tramutare la rabbia che avrete accumulato nel corto dell’ultima gara, in energia positiva da sfruttare per il match contro il Palermo?

“La squadra è arrabbiata, come avete detto voi, perché abbiamo perso una partita che sinceramente non dovevamo perdere. Quello che ci sta un po’ mancando, credo, è il fatto di dover leggere meglio i momenti della partita. Questo, penso, sia successo a Reggio Calabria. La squadra sta analizzando la partita e la sconfitta, sono sicuro che saremo pronti per sabato, perché è una partita per noi decisiva”.

Tutti speravano di vederti prima, a disposizione della squadra. che tipo di impedimento c’è stato?
“L’impatto è stato sicuramente una responsabilità mia, perché ho saltato il ritiro a causa di un infortunio al ginocchio che avevo subito durante la riabilitazione dopo l’intervento di maggio dello scorso anno. Ed è vero quello che dicono, cioè che se salti il ritiro poi te lo porti dietro per tutta la stagione, quindi la condizione non è mai al top. Infatti è stato così, e ho sempre avuto qualche piccolo acciacco. Ma quello che conta è essere tornato a disposizione della squadra, se ci sarà bisogno in campo, altrimenti anche fuori, io sto cecando di mettere tutto me stesso. Credo che la nostra forza, da qui alla fine, sia quella di remare tutti dalla stessa parte, siamo tutti sulla stessa barca che dobbiamo portare in salvo. Da gennaio vedo nel mio gruppo questo spirito, e sono sicuro che ce la faremo”.

In serie B il Venezia lotta per la promozione oppure per la salvezza. Non ci sono vie di mezzo. Tu che sei qui da sempre, da questo punto di vista, che differenza c’è, quest’anno, tra la gestione di Zenga prima e di Cosmi poi, e successivamente quella di Dionisi?

“Il campionato è sicuramente di un livello superiore rispetto all’anno in cui siamo stati ripescati dopo aver perso ai playout. Dopo una retrocessione c’è sempre un punto di domanda. abbiamo capito da gennaio in poi che senza il sangue agli occhi e la bava alla bocca, puoi essere forte quanto vuoi ma non riesci a raggiungere l’obiettivo. Siamo stati bravi a capire che l’obiettivo non poteva più essere quello di andare su. Ci siamo focalizzati sul fatto che l’obiettivo doveva essere solo ed esclusivamente quello della salvezza, e credo che la squadra, nel girone di ritorno, abbia cambiato marcia. Infatti si vede una squadra diversa rispetto all’andata, più consapevole del fatto che stiamo rischiando. Quindi questo, insieme all’unità del gruppo, credo che sia il fattore più importante da qui alla fine”.

Come state preparando una partita difficile come quella contro il Palermo?

“Innanzitutto dobbiamo essere consapevoli del fatto che per noi è una sfida importante e decisiva, come lo saranno le cinque che mancano dopo sabato. Come ho detto, quello in cui dobbiamo migliorare  la lettura dei momenti della partita. Il Palermo è una squadra che probabilmente deve vincere a tutti i costi, se vuole restare attaccata al treno dei playoff. Quindi dobbiamo essere bravi a capire questo durante l’arco della partita e a colpirli nel momento migliore”.

Che effetto ti fa trovare il Palermo, nel tuo percorso calcistico? Sarà una sfida per certi effetti storica, visti i precedenti per vari motivi.

“Il Palermo, insieme con la Salernitana, è una squadra che ha rappresentato i nostri ultimi otto anni, perché nel bene e nel male entrambe le abbiamo affrontate nei momenti più importanti e delicati. Il caso vuole che sabato giocheremo proprio contro di loro una partita decisiva. Ma penso che, più che focalizzarci contro di loro, su contro chi giochiamo, dobbiamo focalizzarci su noi stessi, perché ripeto: se miglioriamo sotto l’aspetto che ho detto prima, il futuro è nelle nostre mani. E se siamo noi stessi, specie quelli che siamo stati contro il Como, ma con l’aiuto del nostro pubblico, che appunto in quell’occasione ci ha dato una spinta pazzesca, se siamo riusciti a rimontare è stato anche merito dei tifosi, che spero vengano in tanti anche sabato, credo che sarà da qui alla fine un aspetto molto positivo, che ci permetterà di raggiungere il traguardo e l’obiettivo”.

Oltre al mister e a Godinho, si dice che tu, in panchina, sia quello più coinvolto…

“Cerco di dare una mano per quello che ognuno è chiamato a dare. Ma tutti siamo coinvolti. Ribadisco: da gennaio siamo un gruppo unito, dove il noi viene prima dell’io Lo dico davvero: basta guardare le reazioni ai goal, o comunque vedere che nei momenti di difficoltà tutti cerchiamo di aiutare, anche con una parola, chi è in campo, e credo che in questo sia stato molto bravo il mister, perché siamo in 25 ma fa sentire tutti importanti allo stesso modo, non solo gli 11 che giocano. Quindi questa deve essere la nostra forza, il noi e non l’io. E’ alla base di tutto. Anche nella partita Palermo-Cosenza: se il Cosenza è riuscito ad arrivare dov’è adesso, è perché tutti la pensano allo stesso modo, tutti hanno voglia di sacrificarsi per la squadra. E noi, ripeto, dobbiamo prendere spunto da loro. Ma, come detto, da gennaio abbiamo intrapreso la squadra giusta, quindi ci siamo. Siamo pronti”.

Hai parlato con il mister chiedendogli: “Guarda che ci sono anch’io”?

“La cosa più importante è che il mister abbia il rispetto di tutti allo stesso modo. Deve far sentire importante tutta la squadra ed è così. Questo, credo, sia un pregio di Vanoli, e di cui lo ringrazio tantissimo, perché anche nel momento dell’infortunio non c’è stato giorno in cui non mi abbia detto: “Stai tranquillo, prenditi i il tuo tempo per rientrare, ti aspettiamo”. Ma lo fa con tutta la squadra. Credo che per un calciatore sia la cosa più importante. Nel recente passato, penso non sia stato così. Se l’anno scorso uno dei problemi della retrocessione sia stato quello della lingua, io credo sia stato il problema minore, perché lui invece ci fa sentire tutti importanti allo stesso modo, quindi penso che il fatto sia determinante, e che nessun allenatore voglia tirarsi la zappa sui piedi da solo. Se il mister vede una formazione di giocatori che in questo momento possono dare più di me, non c’è nessun problema, io darò il cento per cento di me stesso per quello che posso dare. Ma io sono davvero molto sereno rispetto alle scelte del mister. E sarebbe da presuntuosi non esserlo o pensare di essere più forti di chi sta giocando, perché il mister fa le sue scelte rispetto a quello che vede in allenamento. Ripeto: la cosa più importante che sta facendo il mister è far sentire tutti importanti, perché alla lunga hai bisogno di tutti, e di conseguenza se tu tratti tutti allo stesso modo, poi anche chi entrerà dopo, darà tutto sé stesso”.

Si può dire che il difensore più temuto da Pohjanpalo si chiami VAR?

“La prendo come battuta, ma credo che sia una cosa abbastanza seria. Non abbiamo capito perché ci è stato tolto il goal d Pohjanpalo sabato, a Reggio Calabria. Non l’ha capito neanche l’arbitro sinceramente, perché la prima spiegazione è stata che Pohjanpalo era in fuorigioco già sul primo pallo, mentre poi la seconda spiegazione è stata che Pohjanpalo è stato in fuorigioco sul tocco di Johnsen; ma Johnsen non ha toccato la palla, e non c’è nessuna telecamera che può dimostrare questo, perché dai replay non si vede. Johnsen dice di non aver toccato la palla. Quindi non capiamo il motivo per cui siamo lì a lottare per qualcosa di troppo importante. Poi la responsabilità della sconfitta è nostra, non è del VAR, però pretendiamo che ci venga dato quello che ci meritiamo, e se c’era un dubbio, è giusto che il VAR sia intervenuto. Ma siccome questa certezza non c’è, la decisione dell’arbitro sul campo andava lasciata, perché come ho detto Johnsen non ha toccato la palla. Quindi non può esserci una certezza che la palla sia stata appunto toccata. Quindi chiediamo che ci sia dato quello che ci meritiamo”.

Quanto è stato sfortunato Ceppitelli nell’occasione dell’autogoal?

“Sono episodi che nel calcio succedono, per i difensori. E’ stato molto sfortunato, perché la palla è passata in mezzo a mile gambe, non si ha il tempo di reazione in quel momento. Però ripeto: credo che anche con il Como era successo di essere andati in svantaggio in modo immeritato, ma poi abbiamo avuto una reazione diversa da quella avuta a Reggio e siamo stati bravi a leggere i momenti della partita. Nel bene e nel male, però rispetto a quello che è successo a Ceppitelli, non ci si può fare nulla”.