Ieri, venerdì 25 marzo, è deceduto un ragazzo di 22 anni di età, residente a Castelfranco Veneto, per una meningite da meningococco.

I primi sintomi si sono manifestati il giorno mercoledì 23 marzo, caratterizzati da rinite ed epistassi.

Giovedì 24 marzo subentrava febbricola, cefalea, stanchezza marcata, vomito.

Poi nel corso della notte tra il 24 marzo ed il 25 marzo la sintomatologia si è aggravata con comparsa di difficoltà respiratoria, dolore e debolezza agli arti inferiori e macchie al tronco ed al volto.

Prontamente portato al pronto soccorso e sottoposto agli accertamenti e cure del caso decedeva in mattinata.

I successivi accertamenti confermavano il sospetto diagnostico di malattia invasiva da meningococco ed ulteriori approfondimenti di laboratorio individuavano come responsabile il sierotipo B.

La malattia invasiva da meningococco, causata dal batterio neisseria meningitidis, ha una incubazione che può essere al massimo di 10 giorni, ma in media l’incubazione è di 4 giorni e si trasmette per via respiratoria con il contatto diretto da persona a persona attraverso le goccioline respiratorie.

Nella maggior parte dei casi il batterio vive senza causare problemi nelle prime vie respiratorie, ma in alcuni casi può provocare malattie severe come la meningite, la setticemie o entrambe.

La segnalazione di una meningite da meningococco comporta l’immediata attivazione di specifiche misure di igiene e sanità pubblica: inchiesta epidemiologica per l’individuazione dei contatti da sottoporre a sorveglianza sanitaria, ed eventualmente a chemioprofilassi.

Nel caso specifico, una volta ricevuta la segnalazione, il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica si è prontamente attivato con l’indagine epidemiologica. Al momento sono stati individuati 14 contatti stretti, familiari ed extrafamiliari, che sono stati sottoposti a chemioprofilassi.

Si ribadisce che la chemioprofilassi è indicata solo per i contatti stretti individuati attraverso la indagine epidemiologica.

I contatti stretti sono: persone conviventi, persone direttamente esposte alle secrezioni respiratorie del paziente, soggetti che hanno dormito nella stessa abitazione del paziente, contatti prolungati e ravvicinati con il paziente.