L’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Giuseppe Pan, usa parole severe per commentare il pacchetto di aiuti messo in campo dalla Commissione Ue per il settore primario per l’emergenza Covid-19. Secondo quanto pubblicato oggi dalla Commissione, Stati membri e Regioni potranno reindirizzare fino all’1% delle dotazioni dei Programmi di sviluppo rurale (Psr) per assegnare ad aziende agricole e imprese agroalimentari rispettivamente fino a 5 mila euro e 50mila euro.

“L’intervento approvato dalla Commissione vale per il Veneto appena 11 milioni di euro – dichiara Pan – Se volessimo ristorare tutte le oltre 65 mila aziende venete del primario dei danni subiti a causa della crisi potremmo liquidare al massimo 170 euro ad azienda. Una beffa! E anche concentrando le risorse sulle filiere che maggiormente stanno soffrendo – come ortofrutta, floricoltura e vitivinicolo – lo storno dell’1 per cento del Programma di sviluppo rurale, che per il Veneto vale 1164 milioni di euro, si ridurrebbe a ben poca cosa. Senza contare che nulla è previsto per le imprese dell’agriturismo, per fattorie didattiche e per fattorie sociali, le più colpite in assoluto dalle misure di contenimento dettate dalla pandemia”.

“Ma ciò che più rammarica – prosegue Pan – è che Bruxelles non abbia previsto risorse ‘fresche’ a sostegno dei settori e delle imprese più in sofferenza, né un aiuto rapido mirato. L’intervento approvato da Bruxelles offre a Regioni e Stati membri la possibilità di orientare in modo diverso una minima percentuale di quanto già stanziato e approvato con la programmazione 2014-2020. Per chi, come il Veneto, ha gestito in modo virtuoso i fondi comunitari, impegnando tutti i 1164 milioni del Programma di sviluppo rurale secondo le scadenze programmate, la beffa diventa duplice: non solo l’Europa non stanzia soldi in più, ma finisce per favorire le Regioni e gli Stati che non hanno ancora impegnato le risorse disponibili e che rischiavano di dover restituire indietro i fondi comunitari”.

“Un pacchetto di aiuti così, costituito da storni e di deroghe, peraltro condizionati alle lunghe trafile di validazione comunitaria – conclude Pan – non è certo una risposta adeguata per un settore strategico del Pil nazionale ed europeo, chiamato a garantire la produzione di alimenti sani e di qualità e una corretta gestione delle risorse primarie dell’ambiente (terra, acqua e aria) a beneficio dei consumatori di tutta Europa e del mondo”.