Dalla tradizione cristiana del Natale, nella Marca Trevigiana il 5 gennaio si passa a quella pagana con un rito centenario: il Panevin. Il simbolico falò trae le sue origini dalla tradizione agricola e vuole fungere da benevolo portatore di fortuna per l’anno che va a cominciare. Il fuoco purificatore su cui la sera del 5 gennaio vengono distrutte simbolicamente le sfortune del passato illumina le fredde notti della Marca e dalla direzione delle faville e del fumo che si levano dal cumulo di sterpi e legno, si traggono gli auspici – in cuor nostro sempre benevoli – per ciò che ci riserva il futuro. Tradizione vuole che in occasione del Panevin vengano distribuite pinza e vin brulè e che gli anziani intonino attorno al fuoco le litanie propiziatorie (antanie). Elencarli tutti è davvero impossibile perché ogni paese ed ogni frazione non sa rinunciare al piacere di una sera attorno al fuoco, ma è nel Quartier del Piave che la tradizione è più sentita. L’ampia area che comprende Cison di Valmarino, Col San Martino, Colbertaldo, Combai, Corbanese, Farra di Soligo, Follina, Miane, Moriago della Battaglia, Mosnigo, Pieve di Soligo, Refrontolo, Revine Lago, San Pietro di Feletto, Sernaglia della Battaglia, Soligo, Tarzo, Tovena, Valmareno e Vidor propone una lunga celebrazione che segue un filo conduttore unico. Tradizionalmente i 21 panevin del Quartier del Piave vengono accesi tutti assieme alle ore 20 al suono prolungato dell’Ave Maria. A dare il via al grande falò sono gli staffettisti che partono dal sagrato della chiesa di Sernaglia della Battaglia, dove il fuoco viene benedetto dal vescovo Corrado Pizziolo alle ore 18; da lì si danno il turno per raggiungere tutti i paesi coinvolti nel gigantesco Panevin. A correre assieme agli staffettisti sarò un messaggio di solidarietà che si unirà a quello ecologico: in tutti i Panevin del Quarier del Piave si brucerà solo lana vergine, per rispettare la tradizione senza dimenticare l’ambiente. (l.p.)