Il piccolo Dante in braccio alla mamma, attorniato dai sanitari di Venezia
Il piccolo Dante in braccio alla mamma, attorniato dai sanitari di Venezia

Per nove mesi sua madre ha sognato un parto in acqua e alla fine Dante l’ha presa in parola: nasce all’improvviso in quella della laguna di Venezia, prima di toccare terra, a bordo di un’idroambulanza che corre verso l’ospedale Civile.

Oggi, cinque del mattino passate. Francesca Merciari, trentanovenne veneziana di Castello, si alza in pieno travaglio. Contrazioni cicliche ogni cinque minuti. Sveglia il marito Roberto Fulciniti. Lei chiama il reparto di Ostetricia e ginecologia, lui il 118. Il tempo di scendere a passo lento due piani di scale che l’idroambulanza arriva al suo civico e l’adagia in barella, “ma sento già di spingere, sento che sta per uscire” dice Francesca ai sanitari che la soccorrono. Mentre corrono in acqua verso l’ospedale dei Santi Giovanni e Paolo, capiscono che il figlio non aspetterà di toccare terra.

Il travaglio dura 15 minuti: il tragitto che va da da Rio Sant’Anna alla cavana del Suem dell’ospedale Civile. Qui, alle ore 5.40, mezzora prima del sorgere del sole, aiutato da medico, infermiera e operatore socio sanitario, cullato dalle onde, nel calore dei cinque metri quadri del vano sanitario dell’idroambulanza, Dante raggiunge le braccia di Francesca.

“Grazie, anche tu sei stata eroica – dice in lacrime Francesca al medico Emanuela Silvestri, l’operatrice del Suem che le porge il neonato -. La tua prontezza è stata fondamentale”.

Il parto avviene in sicurezza anche grazie all’investimento dell’Ulss 3 Serenissima per dotare l’ospedale Civile di una speciale camera calda dedicata alle idroambulanze: l’utente barellato in arrivo non viene più sbarcato in un pontile qualsiasi e non percorre più decine di metri in fondamenta esposto alle intemperie, ma dalla cavana ha accesso diretto, protetto, isolato e riservato al pronto soccorso o ai reparti.

Un destino legato all’acqua quello di Francesca, insegnante di tecnica di vetrofusione a Murano, e di suo marito Roberto, architetto. “Ci siamo innamorati vogando durante gli studi universitari. Siamo diventati campioni di dragon boat. Così ci siamo sposati. Due anni fa è nata Nina. Ora Dante. E mai immaginavo che sarebbe nato così”.

“Venezia è una città unica al mondo per mille motivi. Tra questi la perizia e l’esperienza di sanitari chiamati spesso a operare in condizioni del tutto particolari di difficoltà – dice il presidente della Regione Veneto Luca Zaia -. Con orgoglio e ammirazione, mi complimento con l’equipaggio di un’idroambulanza dell’Ulss 3 Serenissima che oggi ha fatto nascere il piccolo Dante mentre il potente motoscafo correva verso l’ospedale con a bordo una giovane, diventata mamma di un bambino bello e sanissimo sulle onde della laguna”.

“Fare sanità a Venezia significa anche questo, gestire un fatto così importante e felice in condizioni del tutto eccezionali – dice il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima Edgardo Contato -. Per il resto del mondo partorire in acqua significa avere a disposizione una vasca in reparto. A Venezia, invece, partorire in acqua significa avere dei professionisti preparati anche sull’idroambulanza, mezzo di soccorso unico al mondo, e riuscire in tutta sicurezza a far partorire una donna, in una condizione anche complicata. Diamo merito agli infermieri e al personale dell’idroambulanza che hanno saputo gestire una situazione così critica secondo le prassi di massima sicurezza per la donna e per il nascituro. Un grande augurio ai genitori”.