Da sempre molto fumantino nei confronti di svariati progetti-cantiere, vuoi governativi, vuoi regionali, che presentino determinate criticità, il deputato del Partito Democratico Nicola Pellicani è tornato a far sentire la propria voce pungendo con veemenza Luca Zaia sulla questione Pedemontana.

Ecco di seguito riportata la sua lettera aperta inviata alla stampa.

“La telenovela della Pedemontana Veneta sembra non finire mai. Una storia iniziata male e che rischia di finire peggio. Il Presidente della Regione Zaia deve immediatamente informare in primo luogo i Veneti e deve far piena luce su quanto successo.

Il sequestro del cantiere della galleria di Malo, già teatro in passato di crolli a catena e della morte di un operaio, ipotizza reati gravissimi, a cominciare da quello di frode in pubbliche forniture. La superstrada rischia di non aprire mai. Esistono rischi sulla sicurezza delle opere già eseguite e sulla scarsa qualità dei materiali utilizzati a partire dall’acciaio e dal calcestruzzo.

Il Presidente Zaia sembrava convinto di aver raddrizzato l’operazione e di averla trasformata in uno dei suoi capolavori mediatici. Tant’è che qualche settimana fa aveva chiamato il Ministro Salvini a tagliare il nastro alla finta inaugurazione di un tratto di sette chilometri.

Ora Zaia vada anzitutto a riferire in Consiglio Regionale, ma della questione deve occuparsi anche il Parlamento, considerato che lo Stato è intervenuto con oltre 600 milioni. In questo senso mi farò promotore di un’iniziativa alla Camera.

Bisogna chiarire le responsabilità, verificare la regolarità dell’esecuzione dei lavori, e garantire tutele per i lavoratori e la trasparenza nella realizzazione dell’opera.

I Veneti devono sapere, anche perché hanno pagato di tasca loro 300 milioni di euro aggiuntivi per garantire la conclusione dei lavori. Il blocco dei lavori ha avuto come prima conseguenza la messa in cassa integrazione di 81 lavoratori, ai quali prima di tutto vanno date spiegazioni chiare su quanto sta avvenendo.

Sono poi inquietanti le intercettazioni tra gli indagati, dalle quali emerge la verità sui materiali non a norma utilizzati per la realizzazione della galleria: tubi non certificati, acciaio scadente, la non conformità del cemento, con il rischio concreto di crolli.”