PROSECCO: PRESIDENTE REGIONE, STOP A NUOVE PIANTUMAZIONI,
I CONSORZI DEVONO PROGRAMMARE A TUTELA DI REDDITIVITÀ E
SOSTENIBILITÀ DEI VIGNETI

A dieci anni dal decreto ministeriale del 17 luglio 2009 che ha tutelato l’uso esclusivo
del termine Prosecco all’area delle colline di Conegliano e Valdobbiadene e delle 5
province venete di Treviso. Venezia, Padova, Vicenza e Belluno (oltre alle 4 province
friulane), i viticoltori del Veneto hanno conquistato il mercato mondiale. Un successo
che si misura con gli oltre 600 milioni di bottiglie vendute oggi nel mondo (più dello
Champagne) rispetto ai 200 milioni di bottiglie della ‘vecchia’ Doc Conegliano
Valdobbiadene e della Igt ‘di pianura’ di dieci anni fa. “Con l’operazione del 2009,
che ha separato la denominazione del vino (Prosecco) da quello della varietà della vite
(glera), abbiamo sottratto al resto del mondo l’uso del nome e impedito che si piantino
vigneti di Prosecco in altre regioni d’Italia e d’Europa. Ma il boom del Prosecco ora va
accompagnato con qualche sforzo in più”. A lanciare l’avvertimento agli oltre mille
produttori del mondo delle Doc e Dogc venete convenuti alla Fiera di Godega di
Sant’Urbano è stato il presidente della Regione Veneto, nel corso del convegno
inaugurale “Quali prospettive per il sistema Prosecco e Pinot grigio”.
La tutela del nome e del prodotto passa, secondo il governatore, per lo stop a nuove
piantumazioni di glera (“io non firmerò mai nessun decreto per autorizzare nuove
superfici alla produzione di Prosecco, casomai si potranno recuperare piantumazioni di
glera preesistenti e di vecchia data”), per la valorizzazione Unesco dei 9.700 ettari
dell’area collinare tra Conegliano e Valdobbiadene ‘cuore’ dell’area Prosecco, e per
un’agricoltura ‘a chimica zero’. “Non è vero che non si può coltivare senza glifosate e
senza presidi. Non posso accettare che i produttori del Prosecco siano sul banco degli
imputati: produrre in modo sostenibile si può – è stato il messaggio finale del
governatore del Veneto – Spetta ai Consorzi di tutela utilizzare bene gli strumenti
giuridici della programmazione (riserva, stoccaggio o blocco agli incrementi di
potenziale) per governare l’offerta e tutelare il reddito dei viticoltori. Dove ci sono
viticoltori non ci sono frane, sono loro il primo presidio del territorio”.