Un’analisi delle interconnessioni (e degli squilibri) esistenti tra finanza, clima, flussi migratori.

E delle soluzioni per salvarne i benefici. È il contenuto del saggio Sul vulcano. Come riprenderci il futuro in questa globalizzazione fragile (Longanesi) di Federico Fubini, che Assindustria Venetocentro presenta martedì 19 aprile, alle 17.00 presso la Biblioteca d’Impresa di Palazzo Giacomelli (piazza Garibaldi 13, Treviso), nell’ambito del progetto Capitale della Cultura d’Impresa 2022. L’autore dialogherà con Giovanni Viafora, giornalista del Corriere della Sera. Introduce Claudio De Nadai, Rappresentante Piccola Industria Assindustria Venetocentro.

Nato a Firenze nel 1966, Federico Fubini è inviato e editorialista di economia del Corriere della Sera, di cui è Vicedirettore ad personam. Ha vinto il Premio Estense con Noi siamo la rivoluzione nel 2012, il Premio Capalbio e il Premio Pisa con La maestra e la camorrista nel 2018, il Premio Orsello con Per amor proprio. Perché l’Italia deve smettere di odiare l’Europa (e di vergognarsi di sé stessa) nel 2019.

Il titolo dell’ultima opera di Fubini è ispirato al Vesuvio, ma il vulcano è soprattutto quello su cui vive oggi il mondo globalizzato. Un sistema che propaga onde di choc ad ogni urto con la velocità di un volo intercontinentale o di un clic, che aveva preso forma in nome dell’efficienza e che si è rivelato vulnerabile. Che era nato in nome delle libertà e ha generato squilibri tali da far arretrare la democrazia.

La pandemia e la guerra in Ucraina sono solo gli ultimi «traumi globali» di una lunga serie, dall’11 settembre al fallimento di Lehman Brothers nel 2008. Il prossimo rischio potrebbe arrivare da un disastro ambientale o da un attacco terroristico al cloud. Di sicuro questa globalizzazione fragile ha bisogno di sviluppare degli anticorpi che ci proteggano. Perché, come ricorda Fubini, «c’è un vuoto culturale, in Italia e in Occidente, fra due estremi: il pauperismo ostile alla modernità da una parte e, dall’altra, l’accettazione acritica di qualunque cosa la globalizzazione porti con sé».