Sono i primi in Veneto e tra i primi a livello nazionale ad aver creato un regolamento che disciplina la posa di stazioni radio sul proprio territorio, individuando i siti sensibili non idonei all’installazione e quelli invece idonei: si tratta di 10 Comuni trevigiani (Pederobba, Cornuda, Cavaso del Tomba, Possagno, Monfumo, Castelcucco, Segusino, Maser, Giavera del Montello e Cappella Maggiore) e di un Comune della provincia di Belluno: Alano di Piave.
Una novità importantissima che, in quei territori – un’area di 205 kmq «più ampia dell’area metropolitana di Milano» e in cui abitano quasi 40 mila persone – ha già messo, un anno fa, un freno ad “antenna selvaggia”. Infatti, quando è iniziato l’iter, appunto oltre 12 mesi fa, le amministrazioni hanno potuto fare una delibera che bloccasse le nuove installazioni da parte dei gestori di telefonia in attesa dello strumento regolatorio.
Il decreto semplificazioni di luglio 2021 ha ulteriormente favorito i gestori telefonici stabilendo che possano installare le antenne dove vogliono e che, avuto il parere di Arpa e Sovrintendenza, è sufficiente una dichiarazione (Scia) al Comune per procedere con la posa. I Comuni sentivano dunque la necessità di uno strumento immediato per gestire un fenomeno che rischiava di andare fuori controllo.
Il percorso intrapreso dagli 11 Comuni, supportato dall’Associazione Comuni della Marca Trevigiana e, sul fronte operativo, da Leganet, il braccio operativo di Ali (Autonomia Locali Italiane), è stato all’insegna della partecipazione di tutti gli stake holder: sono stati coinvolti le minoranze, i cittadini, i gestori, i tecnici comunali. E il risultato è di grande rispetto.
«Il nostro obiettivo non era quello di fare la guerra ai gestori di telefonia: tutti utilizziamo i telefonini e internet – spiega Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana -. Le antenne di nuova generazione sono un’infrastrutturazione necessaria a cui è legato lo sviluppo futuro dei nostri territori. Per noi era fondamentale riuscire a dare certezza a tutti gli attori in gioco: i cittadini, sensibili al tema della salute, i gestori a cui lo Stato ha affidato il compito di creare questa rete di infrastrutture essenziali e che devono garantire una copertura ottimale, gli amministratori locali, interessati sia a proteggere i cittadini che il proprio territorio sotto il profilo paesaggistico».
È stato il Comune di Pederobba, con l’assessore all’Ambiente Fabio Maggio e il vicesegretario comunale Graziano Forlin, a coordinare l’iter, complesso, che ha prodotto un regolamento di 18 articoli e per ciascun Comune la mappatura delle stazioni radio esistenti, dei siti idonei per nuove installazioni e di quelli non idonei perché “sensibili” ovvero vicini a parchi pubblici, scuole pubbliche, etc.
«Abbiamo trattato con competenza un tema al centro di roventi polemiche offrendo agli amministratori comunali lo strumento per prevenirle ed evitare che il fenomeno esplodesse diventando ingovernabile – spiega Fabio Maggio, assessore all’Ambiente del Comune di Pederobba e consigliere provinciale -. La legge nazionale ci consentiva poco margine di manovra e quel poco margine lo abbiamo sfruttato tutto a beneficio dei nostri territori e dei nostri cittadini».
Il tema della competenza è particolarmente centrale in un ambito che, in molte occasioni, ha visto annullate le ordinanze dei sindaci contro “antenna selvaggia”.
I Piani Antenne degli 11 Comune, ora in fase di adozione da parte dei singoli Consigli comunali, puntano ad orientare le nuove installazioni prima di tutto, qualora sia possibile, sui pali già esistenti (qualora le emissioni non superino i parametri di legge), e, in seconda battuta, su aree di proprietà comunale per far sì che i (pur magrissimi) canoni finiscano nelle casse comunali e possano essere reinvestiti a favore della collettività.
Anche questo è un tema centrale, seppur, rispetto ad un tempo, i canoni di locazione delle stazioni radio sono crollati. «Se valevano 20-30 mila euro dieci anni fa per stazione radio base oggi non si arriva a 5 mila».
L’iter per la redazione e condivisione del regolamento ha portato alla mappatura di 40 mila cespiti tra fabbricati e immobili, all’individuazione di tutte le aree sensibili nei diversi Comuni e al censimento di tutte le aree idonee. In quel territorio di 205 kmq ci sono attualmente 186 antenne già installate e 86 siti idonei identificati, di cui circa la metà nuovi, che potranno ospitare in media da 2 a 3 nuove antenne per Comune.
Il regolamento uguale per tutti gli 11 Comuni prevede inoltre una novità importante: la misurazione delle emissioni elettromagnetiche dei nuovi impianti a scopo di verifica e controllo.