E’ partita questa mattina, lunedì 8 giugno, la demolizione dell’ultima palazzina delle Vaschette a Marghera, area sorta negli anni Cinquanta in via Pasini, a Ca’ Emiliani, per ospitare gli esuli istriano-dalmati, arrivati a Venezia dopo la Seconda guerra mondiale. Strutture lasciate nel tempo all’abbandono e divenute ricettacolo di degrado per la zona. Alle operazioni di abbattimento erano presenti per l’Amministrazione comunale il sindaco Luigi Brugnaro, la vicesindaco Luciana Colle e l’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini.

“Con oggi – ha spiegato il primo cittadino – ci auguriamo che si metta la parola fine ad una stagione fallimentare di getione dell’edilizia pubblica. La nostra Amministrazione punta a lanciare progetti di recupero umano e personale rispetto alle difficoltà, anche abitative, che le persone possono trovare durante la vita. Abbiamo in mente case che siano vivibili, decenti e per questo abbiamo investito, ad esempio, nella riqualificazione di strutture in diversi punti della città, a partire dal centro storico. E’ giusto pensare che ci siano case pubbliche, pronte a fronteggiare situazioni di emergenza, ma con  l’obiettivo che l’emergenza non duri per sempre e che poi si torni a una vita con un proprio equilibrio e normalità”.

“Oggi è un giorno importante che rappresenta la fine di una epopea con l’abbattimento dell’ultima ‘Vaschetta’”, ha ribadito la vicesindaco Colle. “Vogliamo ringraziare tutti gli uffici che hanno lavorato a risolvere i grossi problemi burocratici legati anche ad un procedimento con l’intervento di un giudice tutelare. Un grazie va anche al sindaco e all’assessore Venturini che, con me, hanno lavorato per arrivare all’abbattimento di quest’ultima bruttura che lascerà spazio ad un ampio polmone verde per Marghera”.

“Adesso – ha sottolineato l’assessore Venturini – oltre a ringraziare chi ci ha messo impegno e lavoro, occorre pensare alla fase due di quest’area. Una fase fatta di riqualificazione, che arriva dopo anni di degrado nei quali si verificavano episodi sgradevoli, perchè in questa palazzina si rifugiavano, purtroppo, sbandati di ogni genere”.

“In tema di edilizia pubblica siamo orientati – ha ripreso Brugnaro – a pensare a percorsi di social housing concepiti assieme agli inqulini, che porti loro stessi, attraverso delle tappe, a diventare magari proprietari degli immobili e a curarne meglio la gestione. Ma – ha concluso – non possiamo assolutamente pensare di ritornare a situazioni degradanti come questa, che oggi stiamo eliminando”.