Nell’occhio del ciclone da oramai alcuni anni, la Veneto Banca ha una storia lunga e interessante. L’istituto di credito venne fondato a Montebelluna nel 1877, col nome di Banca Popolare di Montebelluna dal filandiere Antonio Serena assieme ai farmacisti Giovanni Ferrari e Giovanni Peratoner, agli ingegneri Antonio Bolzon e Giobatta dell’Armi, al possidente Giovanni Polin, al dottore in medicina Gaetano Legrenzi, al commerciante Giobatta Marcato, e all’investitore Giovanni Nardello.[s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)]

L’assetto finanziario dell’istituto rimase lo stesso fino al 1966, anno della fusione con la Popolare del Mandamento di Asolo, da cui ne derivò così la Banca Popolare di Asolo e Montebelluna. Nel 2000 il terzo ed ultimo cambio di nome, con l’acquisizione della Banca di Credito Cooperativo del Piave e del Livenza, che sancì la nascita dell’odierna Veneto Banca.

veneto-banca-reuters-kvjb-835x437ilsole24ore-web

Da quell’operazione a cavallo fra i due secoli, inizia un periodo di crescita vertiginosa: nel 2000/01 acquisisce subito Banca Italo Romena e Banca di Bergamo; nel 2002 crea Banca Meridiana mediante l’acquisto di sportelli pugliesi e lucani dell’ex Mediterranea; tra il 2005 e il 2007 incorpora la Banca del Garda, la Popolare di Intra e controllate di quest’ultima. Contestualmente si espande all’estero, acquisendo il controllo di Eximbank, un istituto di credito Moldava e soprattutto di Gospodarsko Kreditna in Croazia, presto ribattezzata Veneto Banka.

L’istituto di credito montebellunese annovera ormai ben 300 sportelli nel 2008, quando i vertici societari decidono che è il momento di una profonda riorganizzazione, con il varo della capogruppo Veneto Banca Holding posta a capo di quattro piattaforme commerciali e d’investimento suddivise per aree di competenza: Veneto Banca a presidio del Nord Est, Banca Popolare di Intra nel Nord Ovest, Banca Meridiana nel Sud Est, le banche est-europee in area balcanico-romena.

Prosegue così incessante il processo di crescita che porta nel 2010 Veneto Banca ad essere fra le prime 12 entità bancarie d’Italia per masse amministrate. Proprio nel BelPaese, una serie di acquisizioni e partecipazioni minori spinge a rivedere la suddivisione sul territorio: Veneto Banca al Nord, Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana al Centro e Banca Apulia al Sud. E’ solo la più importante fra le continue operazioni riorganizzative con cui l’Istituto rimescolerà continuamente le carte nel lustro successivo, caratterizzato all’insorgere della crisi economica e finanziaria e da un forte deterioramente dei coefficienti patrimoniali espressi da un gruppo che al 31 dicembre 2013 conta su una rete di 587 filiali, un organico di 6.208 dipendenti ed un azionariato costituito da 75.708 soci.

azioni-veneto-bancaL’ultimo, tribolato quinquennio si chiude col piano industriale che il neo-amministratore delegato Cristiano Carrus presenta nell’ottobre 2015, prevedendo la chiusura di 130 filiali entro il 2017, nonché la trasformazione da Società Cooperativa a Società per Azioni, cui conseguirà un aumento di capi tale da 1 miliardo di euro che nel 2016 fallisce fragorosamente, perché vi aderiscono solo il 2,2% degli azionisti, meno di un decimo di quanto stabilisce la Borsa Italiana.

A salvare il salvabile giunge il cosiddetto “Fondo Atlante”, che sottoscrive 9.9 miliardi di nuove azioni (per un controvalore complessivo di 990 milioni di euro, 10 cent ad azione), acquisendo il controllo del 97,64% di Veneto Banca. Mentre Carrus viene confermato AD da Fondo Atlante mediante il nuovo CDA posto a capo dell’istituto, alla presidenza si sussegono i nomi di Beniamino Anselmi in agosto e Massimo Lanza in novembre. La situazione sembra lievemente stabilizzata, ma la tensione rimane palpabile.[/s2If]