Da sinistra: Ivan Cordoba, Paolo Vanoli e Cristian Molinaro
Da sinistra: Ivan Cordoba, Paolo Vanoli e Cristian Molinaro

Questa mattina, a Mestre, è stato presentato ufficialmente alla stampa Paolo Vanoli, nuovo allenatore del Venezia FC.
Il nuovo allenatore è stato introdotto dal dirigente lagunare Ivan Cordoba.

“Il Presidente ha voluto esplicitamente che ci fossimo noi qui oggi a introdurre il nuovo allenatore. Voglio ringraziare mister Soncin e il suo staff per aver preso la responsabilità di guidare la squadra in questi giorni, compito non facile. E’ stato molto bravo a contenere un po’ il momento che sta attraversando la squadra. Voglio chiarire una cosa: su Massimo Lotti, penso che per noi non ci sia nessuna possibilità di pensare al mister da un’altra parte. Lotti, infatti, continuerà a a far parte della nostra società. Capiamo la sua grande esperienza su cui vogliamo contare, per rafforzare un settore sempre più importante, in quanto proprio la figura del portiere e sempre più importante. Lui sarà il leader della società, sotto questo specifico aspetto. Quanto a Vanoli: mi è piaciuto molto il mister, la sua convinzione di far sempre bene, sappiamo che nel calcio nessuno può garantire i risultati, ma quel che abbiamo cercato è il fatto di prendere in mano questo progetto, nonché di sapere che, un domani, lui avrà lasciato qualcosa più in alto di quel che ha trovato. Speriamo che questo domani sia molto lontano. Ci piace la sua esperienza, acquisita attraverso altri maestri del calcio italiano, ma anche la sua esperienza individuale parla per lui. Adesso, però, è il  momento di tanti fatti e poche parole. Tornando a Lotti: al di là dei risultati ha lavorato tanto, ha aiutato molto nell’organizzazione della squadra e in altri aspetti”.

Quindi è stata la volta del Direttore Tecnico, Cristian Molinaro.

“Abbiamo cercato di proseguire sulla scia degli anni scorsi, vista la cultura del lavoro del mister, e credo che sia il mattone da cui partire in questo momento. E il momento di creare una mentalità che ci faccia uscire da un momento non facile. L’allenatore è stato anche all’estero e conosce le varie culture, ha avuto modo di confrontarsi con campionati diversi da quello italiano. La scelta ci è sembrata quella giusta, subito dopo i primi approcci con lui. Ringrazio Soncin e lo staff per la settimana che ha portato avanti. Andrea è cresciuto qui a Venezia come allenatore, il suo staff e lui continueranno a guidare la Primavera. Per quanto riguarda Lotti, il mister è una bandiera qui a Venezia, umanamente e sportivamente. Non sarà nello staff della prima squadra ma è una figura importantissima. Comunicheremo prossimamente il tipo di lavoro che vogliamo fare con lui”.

Poi si è presentato mister Paolo Vanoli.

“Penso che questa squadra, oggi, debba capire la situazione in cui si trova. Oggi dobbiamo guardare alla salvezza, cui nessuno pensava all’inizio del campionato. Ci tengo, prima di tutto, a ringraziare la società lagunare per l’occasione che mi ha dato. Io non ho aspettato il risultato di Como per scegliere Venezia, per me i progetti vanno avanti a prescindere dal risultato. Se sono qui e perché ho delle potenzialità. Sono sceso qui con grande umiltà per mettermi in gioco. Ci sono giocatori che sanno come si veicola il campionato di B, altri lo devono capire. La nostra priorità attuale è una partita, quella di domenica, molto importante, quella contro la Reggina. Sono qui carico e motivato, i giocatori lo devono capire. Non si può valutare una squadra in una giornata di allenamento. Dobbiamo lavorare sulla mentalità, che è diversa a seconda se ci si deve salvare e se invece si vuole vincere un campionato. Qui abbiamo un problema, che è tutto quello che circonda i giocatori. Questa società ha grandi progetti, ma oggi devo riuscire a dare un’identità a questa squadra. Sono franco e sincero: all’apertura del mercato invernale, chi non c’è la farà a seguirmi, grazie e arrivederci. La mia visione è quella che vuole questa società. Questo vuol dire soffrire e lottare, oggi la nostra mentalità è questa. So benissimo che è un compito difficile, sennò potevo aspettare. La scelta è stata condizionata anche dal mio passato, per questo ringrazierò sempre Zamparini, e so che cos’è il Penzo. Purtroppo oggi non c’è quest’armonia e il mio compito è proprio quello di crearla. Ho lavorato con un allenatore come Conte, che sa che cosa vuol dire sacrificio. Oggi tutti quelli che sono a disposizione, devono capire la situazione. Sono convinto delle mie qualità morali, della mia passione e della mia motivazione. I giocatori come me, Paolo Vanoli, che vincono una coppa e prendono una squadra che è in questa situazione, devono capire la mia motivazione. Mi devo riabituare, mentalmente, a questa categoria, cosa non facile. Iniziamo dal far vedere ai tifosi che vogliamo uscire tutti insieme da questa situazione. C’è tempo per lavorare, nel corso dell’allenamento di ieri quello che ci tenevo era far capire fin da subito la mia intenzione. Dopo la prossima partita c’è la sosta di campionato, vedremo come lavorare ancora. Penso che anche il mio staff, che si è confrontato con culture importanti all’estero, abbia capito che è importante sapere le lingue. Un giocatore straniero intelligente deve subito mettersi a disposizione della cultura italiana, come me che mi sono messo a disposizione della cultura russa allo Spartak. Poi, una volta capita la cultura, capisci dove puoi lavorare. Tornando a Conte: è uno degli allenatori più forti al mondo, che quando va via da una squadra lascia qualche cosa. Ho le mie idee ma ho avuto la fortuna, in nazionale, di aver è un grande direttore tecnico come Arrigo Sacchi, poi, appunto, Conte. Stiamo parlando di grandi personaggi, ma non basta. Io non sono l’uno né l’altro, ma penso di aver imparato molto da tutti.

Ha visto la partita di Como? Quali idee si è fatto?

“La partita di Como era importante, si parlava di uno scontro salvezza, ma dall’altra parte mi ha tolto certezze e mi ha dato conferme. Ho visto infatti una squadra che non ha capito come si gioca in serie B. Ha fatto vedere debolezze contro squadre da cui, invece, devi portare via punti. Quando retrocedi dalla serie A, pensi che, con gli stessi giocatori, sia facile affrontare la B, ma invece sono due campionati diversi. La qualità dei giocatori c’è, ma bisogna cambiare registro di mentalità. Contro la Reggina ci aspetterà una partita di sofferenza, come hanno dimostrato di saper fare loro nella gara disputata ieri. Purtroppo noi dobbiamo diventare questo. Oggi il calcio è diventato internazionale, tantissime idee e organizzazioni, i giocatori si devono abituare a lavorare con tanti stranieri. Non voglio farli diventare un gruppo, ma farli diventare una squadra. Gli stranieri e gli italiani devono rispettare le varie culture. Gli stranieri possono imparare dagli italiani, e viceversa. Dopodiché, le cose che si creano, si chiamano alibi. Togliamo questa parola, tiriamo su le maniche. Ieri ho fatto vedere la classifica ai giocatori. Capisco che la società sia delusa, e noi dobbiamo arrivare ai progetti della società che sono ben altri. Ma dobbiamo capire dove siamo. Se sono venuto qui, è perché ci sono mezzi”.

Come fare quindi per creare la corretta mentalità?

“La mentalità non si crea parlando, si crea lavorando. Quando ne parlo, intendo riuscire ad arrivare alla sofferenza, ad andare oltre. Ieri, in allenamento,   ho detto solo chi è Paolo Vanoli, come uomo e come allenatore. Prima di tutto sono un uomo, poi un allenatore. La mia carriera lo descrive, mi sono sempre guadagnato le cose con duro lavoro. Penso che debba far vedere chi sono, questa società mi può dare i mezzi necessari a tal scopo. La società deve anche far valorizzare i giocatori, ce ne sono di qualità. La mentalità fa parte del lavoro quotidiano. Ma oggi non ho tempo, io sto già pensando alla Reggina. Avessi avuto tempo, nel senso che se fossi stato presente fin dal ritiro, sarebbe stato una cosa, oggi non ne ho. I giocatori capiscano che mettere la maglietta del Venezia deve essere un motivo di orgoglio e fortuna”.

Quali sono dunque le sue priorità, avendo poco tempo a disposizione?

“Se oggi il Venezia deve cambiare allenatore, è perché, evidentemente, ci sono problemi. Non si possono vedere tante cose oggi come oggi, dobbiamo focalizzarci su quelle indispensabili. In una partita non si può cambiare tutto. Ci sono aspetti mentali da considerare, perché tanti giocatori possono dare molto di più, come Ceccaroni, Modolo, che ritengo giocatori cardine. Devono e possono dare di più. Non è una vergogna sapere che bisogna dare di più, anzi deve essere uno stimolo. Le partite a disposizione sono sempre meno, ma ci sono. La priorità di oggi è uscire da questa situazione, piano piano lo vedremo. Ho sempre detto che vedere le partite in tv non è come vedere un giocatore a livello mentale. Non è facile. Oggi mi trovo in un frullatore dove devo mettere delle priorità”.

Che cosa le ha lasciato, in particolare, l’esperienza vissuta a fianco di uno come Conte?

“Posso solo dire grazie a Conte, per me è stata una grossa fortuna, un grosso patrimonio il fatto di aver lavorato a fianco a lui. Mi ha fatto vivere in club molto importanti, da piccolo ero tifoso interista, vincere lo scudetto anche come collaboratore è stato il sogno della mia vita. Poi dico sempre che ognuno di noi si costruisce con la sua testa. Quando si lavora con Conte, tuttavia, si lavora con la sua mentalità, e poi Conte è Conte. Io, personalmente,  devo lasciare un segno che chi entri dopo di me, nella società, possa continuare a crescere. Mi auguro di stare qui tanto. Come in ogni cosa bisogna trovare la chiave giusta, il primo obiettivo è la squadra. In questo momento bisogna lavorare in questo”.

Quali ricordi conserva del Vanoli al Venezia?

“Il Venezia mi ha lanciato al calcio professionistico, il ringraziamento più grande andrà sempre a Sogliano padre, che ha sempre creduto in me. Poi ricordo anche gli altri allenatori, Ventura, che pure ringrazio, nonchè Zaccheroni. Anche lui aveva confermato le mie prospettive. E proprio il fatto di vedere un giocatore in prospettiva è, come dicevo, la cosa più difficile, per questo si fanno errori. Ho fatto, a tal proposito, i nomi di Modolo e Ceccaroni perché bisogna avere un mattone, una base forte. Anche Zamparini costruiva squadre abbastanza importanti. Questa squadra ha grandi progetti, ma come sappiamo, a volte ci vuole la pazienza, e per quanto riguarda, appunto, la pazienza, dobbiamo cercare che questo progetto duri di più. Nella nostra cultura bisogna avere pazienza”.

Qual è il suo modulo prediletto?

“Premesso che il capitolo Conte, comunque, è finito, anche se mi ha certamente influenzato, ora come ora devo valutare le caratteristiche dei giocatori per permetter loro di esprimersi al meglio, ma soprattutto capire chi sia in grado di darmi la solidità per esprimersi al meglio. Il modulo? Posso giocare a 3 o 4. È una squadra che secondo me può fare tutto, ma io devo dare un’identità che non dipende dal modulo. Crnigoj, ad esempio, è un trattore, io ci credo in lui, ma deve allenarsi lui. Cherishev ha fatto esperienze come quella di Siviglia, ha un curriculum di tutto rispetto. Ma il problema è la categoria. Crnigoj può giocare in ogni ruolo per la categoria. Ma la domanda da fare è: che cosa vuoi? Vuoi lottare per il compagno? Ci sono anche gli avversari. La prima cosa da imparare, per noi, è quella di verticalizzare. Quello che ho visto a Como, fa evidenziare che bisogna sempre rimanere in partita. E invece, quando abbiamo preso goal, a Como, sono scomparsi. No! Bisogna restare forti mentalmente, e rimanere in partita. La fortuna? Bisogna andarsela a cercare. Sono fortunato a fare questo lavoro, che per me è una passione, non so se diventerò bravo”.

Un messaggio da dare ai tifosi?

“Dobbiamo essere bravi in questo: l’aspettò importante è costituito proprio dai tifosi, la squadra deve capire e far capire ai tifosi che in campo sputiamo tutto. I tifosi sono arrabbiati proprio perché la squadra non da tutto. Noi abbiamo bisogno dei tifosi. Questo è un nuovo obiettivo: stimolare e farli staccare dal fatto che ce l’hanno con la società. Bisogna far vedere loro che faremo tutto in campo. Dobbiamo far diventare il nostro stadio una cosa incredibile. I nostri tifosi sono un’arma in più. Dobbiamo essere bravi a fare un passo alla volta. D’ora in poi tutti quelli che affronteremo saranno punti importanti. Il Venezia deve dimostrare che deve diventare una squadra, facendo un passo alla volta. Certo è normale che lotteremo per i tre punti, ma con la Reggina mi aspetto una crescita. Chi sta fuori deve avere la stessa mentalità, si deve assicurare il posto. Oggi so benissimo qual è la mia sfida, i giocatori stessi devono saperlo”.

E il messaggio per i giocatori?

“Attualmente, non guardo al mercato di gennaio, non posso. Devo valutare. Se a qualcuno non andrà bene il fatto di stare qui, devono diventare uomini e dire che non ci vogliono più stare. Il giocatore, prima di guardare il lato tecnico, deve guardare la mentalità. Ma la mentalità è un percorso. Quando vinci c’è l’autostima e parti, ma bisogna restare con i piedi per terra. Il campionato di serie B di quest’anno è di ottima qualità, con grandi allenatori, e di questo son felice. Incontreremo Inzaghi nella prossima gara, anche lui è un esempio, che tra l’altro ha dato molto proprio al Venezia. Quando vedo queste cose abbasso il cappello. Fortunatamente qualcosa l’ho dimostrato all’estero. Com i giocatori deve essere la stessa cosa”.

Qui il video della nostra intervista esclusiva a Paolo Vanoli