La cautela è d’obbligo ma un dato c’è: iniziano ad emergere primi segnali di interesse da parte di diversi fondi internazionali per le due Popolari venete, oggi di proprietà del fondo Atlante: Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Dopo la manifestazione espressa per Bpvi da un pool di quattro fondi Usa (Atlas Merchant Capital, Warburg Pincus, Centerbridge e dell’hedge fund Baupost) avrebbero bussato alla porta di Atlante, per rilevare Veneto Banca, il fondo a stelle e strisce York Capital e Sixiang of China. Lo riporta il «Financial Times» che parla di «offerte preliminari» per la Spa di Montebelluna ripulita dai bad loans, che sono le sofferenze, che Atlante punterebbe a gestire direttamente. Tra i pretendenti di Veneto Banca, «FT» torna a ricitare il nome di Atlas Merchand Bank che quindi sarebbe interessato a entrambe le Popolari Venete.

A Londra
Il quotidiano di Londra titola, il pezzo firmato da Rachel Sanderson e Martin Arnold: «Corsa per acquistare le due banche regionali venete» e, al rigo in cui cita i due specifici nuovi fondi (York e Sixiang) aggrega degli assai generici italian business owner: imprenditori di cui oggi non c’è contezza. Interpellata, Quaestio che di Atlante è il gestore, non commenta. Il «Financial Times» cita come fonti ambienti finanziari. Gli stessi che avevano palesato l’interesse, settimane fa, dei quattro fondi americani di cui l’ad della Vicenza, Francesco Iorio, ha chiarito di «non averne notizia». Fonti ci assicurano che sul tavolo non c’è nessuna offerta concreta, nè per Bpvi nè per Veneto Banca. Atlante ha tuttavia sempre dichiarato di essere aperto a partnership sia per le banche sia per la gestione degli Npl, che sono i crediti deteriorati. Alessandro Penati, nella sua lettera ai soci Bpvi, ha messo nero su bianco la volontà di coinvestire nello sviluppo di un progetto di rilancio.

I tempi
Ma i tempi sono ora troppo acerbi per un ingresso di altri attori. Prima il risanamento, poi la finanza straordinaria, insomma. Che per Penati potrebbe anche essere la quotazione. Ma chi sarebbero i fondi citati dal «FT»? York Capital non è nuovo agli investimenti in banche italiane. Il fondo Usa partecipò infatti nel 2014 all’aumento di capitale da 5 miliardi del Monte dei Paschi rastrellando il 5%, salvo poi vendere l’intera quota dopo pochi mesi, uscendo dalla lista azionisti che aveva scalato fino alla prima posizione. Nessuna notizia invece su Sixiang of China, liquidato anche da «FT» senza alcuna nota. I dubbi che la società “of China” sia uno schermo, ci sono. Il nome resta sconosciuto anche alla platea di esperti. Alla finestra per Veneto Banca, aggiunge poi il quotidiano inglese, ci sarebbe anche la più nota Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Nulla di nuovo, in questo caso, per le orecchie italiane. Ieri Luca Zaia, ha detto che l’accertamento dei presupposti per l’azione di responsabilità va fatto non solo alla Bpvi, anche a Veneto Banca. «Se c’è qualcuno che ha sbagliato deve rispondere, ma questo si può sapere solo se qualcuno fa un indagine interna e comincia a tirare fuori le carte ». L’on. Giovanni Sanga, Pd, della Commissione Finanze della Camera, ha raccomandato che «non si faccia sconto a nessuno».

Gian Nicola Pittalis

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