“Tra le lezioni più significative dell’emergenza” – afferma il presidente di Ascom-Confcommercio Treviso Federico Capraro“in questo momento, ad oltre un mese dall’inizio della quarantena con più di metà delle imprese ancora chiuse e oltre 12 mila lavoratori già in cassa integrazione, mi sento di dire che il confronto con le Istituzioni locali, le Amministrazioni ed il territorio funziona e dà risultati. Regione e Sindaci hanno risposto a richieste specifiche: hanno restituito, in termini di sospensione di tasse locali e servizi di prossimità, quello che potevano. I servizi sociali sono in contatto coi negozi aperti per le consegne delle spese. A Treviso il Sindaco Conte è stato il primo a capire i problemi del commercio chiuso e della somministrazione ed a mettere in campo quello che poteva, sta creando il fondo di sostegno, ha avuto anche il supporto delle opposizioni e ha dato dimostrazione, anche ad altri Sindaci, di essere vicino alle imprese. Le nostre Ascom territoriali sono in stretto contatto con tutte le Amministrazioni locali. Il problema è quando ci si allontana dal territorio e dal contatto con le imprese e le distanze dal Governo centrale sono abissali soprattutto per le problematiche di commercio e turismo. Comprendo la disperazione che dilaga, ma oggi serve lucidità, metodo, organizzazione, senso di rappresentanza ed appartenenza. Ai polmoni bisogna unire testa, cervello, competenza. Tutti dobbiamo fare di più’ ma amministrazioni locali e associazioni di categoria stanno facendo tutto il possibile. L’Israa stesso, per gli immobili di competenza in città, ha sospeso gli affitti”.

“Il problema vero, che stiamo toccando con mano ancor più ora che stiamo preparando la fase 2, non è il binomio amministrazioni locali-associazioni di categoria bensì, l’incapacità del Governo a capire le dinamiche finanziarie, economiche e organizzative dei negozi, dei pubblici esercizi e degli alberghi. Le grandi filiere ed il manifatturiero lavorano, i dipendenti pubblici sono tutelati ma le nostre attività che hanno sorretto le comunità anche in questi mesi di emergenza non sono state considerate dal Cura Italia per la loro specificità. Ribadisco quanto già detto in tempi non sospetti: è una misura completamente inadeguata e inefficace come un’aspirina per un malato agonizzante. Chi ha dovuto chiudere per decreto deve avere indennizzi a fondo perduto proporzionali alle perdite di fatturato, per poter garantire tutta la filiera a monte e la sopravvivenza aziendale post emergenza”.