Contrordine, nessuna partita. O meglio, nessun’altra gara oltre a Trieste-Pistoia (vittoria giuliana) e Roma-Sassari (successo isolano) di ieri. Non si torna alla normalità nemmeno nel campionato di basket di Serie A che anzi è stato il primo in Italia a fermarsi non appena è stata divulgata la bozza del provvedimento governativo. Treviso Basket era già a Pesaro dove oggi alle 17:30 si sarebbe dovuto disputare il match alla VitrifrigoArena. Nulla da fare: giocatori e staff sono risaliti in fretta sul pullman e sono rientrati nottetempo nella Marca, poco prima della dichiarazione della stessa quale “zona rossa”.

Doveva essere il weekend della ripresa delle attività sportive ad alto livello, seppur con grandi cautele e con l’assenza del pubblico sugli spalti per abbassare quanto più possibile i rischi di contagio. Invece è tutto rimandato. O addirittura congelato ed annullato. Perché i campionati nazionali 2019/20 di pallacanestro potrebbero terminare qui, con la classifica aggiornata alla pausa di Coppa Italia oppure al 5 gennaio scorso, data dell’ultimo turno del girone d’andata. Queste sono le ipotesi al vaglio in attesa di capire cosa si farà per le società che stanno soffrendo un danno economico evidente.

Non si tratta soltanto di mancati incassi al botteghino: l’emergenza sanitaria sta incidendo su interi comparti economici con evidenti ripercussioni sul sistema. Aziende chiuse, produzioni bloccate, spedizioni rinviate, fatture ferme o non saldate. Ed in questo quadro rientrano anche le sponsorizzazioni, vera bombola d’ossigeno per i club, che potrebbero saltare da un momento all’altro. Un motivo in più per riflettere se sia davvero il caso di attendere il 3 aprile per far ripartire lo sport o se non sia preferibile chiudere ora, annullare la stagione non assegnando titoli e liberando i tesserati, ottenere uno sconto fiscale per le attività colpite dal coronavirus e ripartire con tranquillità dopo l’estate.

D’altronde la paura del contagio è davvero globale. Mancano due settimane al debutto della stagione di Formula Uno sul circuito del Bahrein eppure gli organizzatori del Circus (uno dei sistemi economici più solidi legati allo sport) hanno già deciso di vietare l’accesso agli spettatori a Manama. In NBA nonostante la protesta di alcuni giocatori capeggiati da LeBron James si fa strada l’ipotesi di giocare a porte chiuse. E si sta persino ipotizzando di intervenire sulle macchine organizzative degli Europei di Calcio e delle Olimpiadi estive di Tokyo. A prescindere da come finirà la vicenda, il coronavirus ha già cambiato buona parte delle abitudini sportive degli italiani. E se lo sport è la cartina tornasole della società, non si può certo dire che la situazione italiana sia tranquilla.