Affidarsi al web per togliersi dubbi e cercare rassicurazioni sul proprio stato di salute ha certamente la sua utilità, ma è giusto farlo con parsimonia. La cybercondria, ovvero fare troppe ricerche online sulle proprie patologie (vere o presunte), fa male e può generare ansia.

Perché non sempre è facile interpretare correttamente le informazioni, anche quando sono fornite da fonti affidabili e sicure.

Cybercondria: che cos’è

Con cybercondria si indica quella forma di ipocondria alimentata dal ricorso eccessivo al mondo del web: chi esagera con le ricerche sul proprio stato di salute, infatti, rischia di ottenere l’effetto opposto a quello desiderato.

Chi è affetto da questo disturbo, infatti, prova un senso crescente di ansia e tensione, che si alimenta contestualmente al bisogno di cercare di continuo ulteriori informazioni on line sul malattie e patologie varie. Un “circolo vizioso” che potrebbe, alla lunga, minare la fiducia nel proprio medico o nello specialista a cui ci si rivolge per l’ennesimo controllo.

Lo studio

La cybercondria è al centro di un recente studio pubblicato sul Journal of Psychiatric Research, dal quale è emerso come le ricerche in tal senso diventino un chiodo fisso, portando via sempre più tempo alla quotidianità.

Il bisogno di essere rassicurati spinge a sottoporsi a esami invasivi, costosi e non sempre necessari, con ripercussioni negative a livello psico-fisico.

Secondo lo studio, sono diversi i fattori che incidono sul disturbo, tra cui rientra l’ansia specifica nei confronti della propria salute, l’avversione paralizzante per l’incertezza, il disturbo da sintomi somatici e il disturbo ossessivo-compulsivo.

E, sempre secondo gli scienziati, una delle soluzioni più promettenti è la terapia cognitivo-comportamentale.