La bicicletta anziana investita dal
La bicicletta anziana investita dal "falso samaritano"

Dolo, a processo il falso “buon samaritano”: aveva investito un’anziana, era fuggito salvo poi tornare spacciandosi come mero soccorritore.

La fuga e l’omissione di soccorso le ha “scapolate”, ma dei pesantissimi politraumi causati all’anziana che ha tamponato e travolto con la sua auto, scaraventandola nel fosso, e che è sopravvissuta per miracolo, il falso “buon samaritano” dovrà risponderne davanti alla giustizia. A chiusura delle indagini preliminari sull’investimento di una oggi ottantasettenne di Sambruson di Dolo, che è stata assistita da Studio3A, avvenuto più di quattro anni fa, il 17 ottobre 2018, il Pubblico Ministero della Procura di Venezia dott.ssa Elisabetta Spigarelli ha disposto la citazione diretta in giudizio per A. F., 38 anni, pure lui del posto, per il reato di lesioni personali stradali gravissime: il conducente della vettura investitrice dovrà comparire davanti al giudice monocratico lagunare l’8 giugno 2023.

L’incidente è successo alle 18.45 in via Badoera, tratto della Strada Regionale 11: l’anziana, che abita nelle vicinanze, stava rincasando in sella alla sua bicicletta e procedeva regolarmente lungo il margine destro quando l’imputato, che sopraggiungeva nella stessa direzione, via Argine Sinistro, alla guida di una Renault Scenic, “con imprudenza, negligenza e imperizia, nonché omettendo di conservare il controllo del veicolo in modo da compiere le manovre necessarie in condizione di sicurezza e di arrestarsi dinanzi agli ostacoli, l’ha urtata con la parte anteriore destra del mezzo facendola rovinare nel fossato adiacente” per citare l’atto del Sostituto Procuratore che ascrive all’automobilista l’esclusiva responsabilità del sinistro.

La particolarità del grave episodio è che per alcune ore, per la Polizia locale dell’Unione dei Comuni “Città Riviera del Brenta”, è stato un caso di pirateria stradale, ma molto sui generis. Quando, alle 19.05, gli agenti in servizio di pattuglia, inviati dalla centrale operativa, sono intervenuti in loco hanno trovato l’allora ottantatreenne ancora riversa nel fosso (per fortuna senz’acqua) che costeggia la strada con accanto la sua bici, e ferita gravemente: era a mala pena cosciente e respirava affannosamente. I vigili non hanno avuto modo di sentirla, anche perché è stata subito trasportata a sirene spiegate in ambulanza all’ospedale cittadino. Sull’asfalto, peraltro, non vi erano tracce di frenata, anche se le condizioni in cui era ridotta la bici, completamente inarcata, lasciavano pochi dubbi sul fatto che fosse stata violentemente urtata da un veicolo, che però lì non c’era. E nessuno tra quanti si erano fermati a prestare i primi soccorsi alla malcapitata e avevano dato l’allarme aveva visto cos’era accaduto, o meglio sosteneva di non sapere nulla, perché tra loro c’era anche l’investitore: l’oggi trentottenne, infatti, dopo aver investito l’anziana aveva tirato diritto, raggiunto la sua abitazione, che si trova nei pressi, aveva lasciato la macchina e dopo diversi minuti era tornato indietro a piedi spacciandosi quale mero soccorritore. Al punto che gli agenti, non essendo stati ancora rintracciati i familiari dell’anziana, avevano pure affidato a lui in custodia temporanea il velocipede.

Solo l’indomani mattina, alle 10.45, quando la polizia locale stava avviando le indagini per risalire al pirata, A. F. si è presentato al comando svelando che il responsabile dell’investimento in realtà era proprio lui, il buon samaritano della sera prima, assumendosi le sue colpe: “credevo di aver impattato con un grosso ramo” ha detto ai vigili per giustificare il suo iniziale allontanamento. Anche se il suo ritorno nel luogo del sinistro non è stato immediato, e se il fossato fosse stato malauguratamente pieno d’acqua l’anziana, esanime, sarebbe con molta probabilità annegata, il suo ritorno in loco lo ha salvato dalla contestazione a suo carico del reato di omissione di soccorso, così come gli è stato “abbonato” quello di fuga, non essendosi messo subito a disposizione dell’autorità inquirente e avendo anche alterato il luogo del sinistro. Non solo, la “furbata” gli ha consentito di evitare di essere sottoposto all’alcoltest che, com’è noto, va effettuato nell’immediatezza: non si saprà mai se stesse anche guidando in stato di ebbrezza. Ma delle lesioni procurate alla oggi ottantasettenne, di quelle dovrà rispondere in pieno avendo la signora rimediato una prognosi di ben oltre i quaranta giorni.

Per l’anziana, che all’epoca era del tutto autosufficiente, godeva di ottima salute e guidava ancora l’auto, è iniziato un calvario senza fine. Trasportata inizialmente all’ospedale di Dolo, data la gravità delle sue condizioni, e in particolare il trauma cranico e l’emorragia cerebrale subiti, è stata trasferita nella Rianimazione dell’Angelo di Mestre e poi al Ca’ Foncello di Treviso, rimanendo per più di due settimane in prognosi riservata e in pericolo di vita; è stata sottoposta a un delicato intervento per la frattura di diverse vertebre dorsali e cervicali, le hanno inserito ben dodici “viti”, e poi è stata ricoverata fino al 17 dicembre nel reparto di Geriatria dell’ospedale di Dolo per la faticosa e dolorosa riabilitazione e per cercare di recuperare un minimo di capacità deambulatoria. E nonostante cure, fisioterapia e quant’altro, data anche l’età, le è residuata una pesantissima invalidità permanente di almeno il 50 per cento: oggi la signora non cammina quasi più e deve essere assistita dalla figlia 24 ore su 24.

La ultra ottantenne, per essere supportata, attraverso il responsabile della sede di Dolo, Riccardo Vizzi, si è affidata a Studio3A-Valore S.p.A..