Fase2, la CNA del Veneto lancia l’allarme: alle imprese per ripartire serve nuova liquidità. La richiesta è emersa con chiarezza nell’incontro che si è tenuto ieri con l’assessore alle attività produttive della Regione Veneto Roberto Marcato sul decreto rilancio: “Il testo non è ancora definitivo – dichiara il Presidente Alessandro Conte – e a questo proposito riteniamo saranno fondamentali i dettagli sulla copertura dei costi e sui singoli provvedimenti. Il nostro giudizio è dunque parzialmente sospeso, anche se ci teniamo ad evidenziare come nel testo ci siano molte delle misure che come CNA avevamo richiesto. Penso al rifinanziamento di FSBA e della cassa integrazione, ai contributi a fondo perduto piccole imprese, al credito d’imposta per gli affitti, alla sospensione di IMU e IRAP, ai contributi per l’attuazione dei protocolli di sicurezza e l’uso di Dpi, al bonus ristrutturazioni, alla sospensione di pagamenti e adempimenti, all’indennità per gli autonomi di 600 euro che possono dare ristoro alle imprese economicamente ancora in emergenza. Tutte queste misure risulteranno efficaci solo se la messa a terra sarà veloce e le procedure semplificate”.

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“Più che di rilancio possiamo parlare per ora di ristoro – gli fa eco il segretario Matteo Ribon – l’unico vero punto di rilancio è relativo al provvedimenti per le ristrutturazioni al 110% (ecobonus e sismabonus) che potranno rappresentare un volano per la ripresa dei cantieri e il comparto casa. Resta però irrisolto, come continuiamo a ripetere da tempo, il problema dello sconto in fattura che rischia di penalizzare le piccole imprese che non hanno crediti fiscali. Dobbiamo evitare che una partita così importante passi attraverso le multinazionali di energia e gas e lasci alle imprese dei territori pochi spazi”.

Per ripartire però sarà necessaria nuova liquidità. Secondo un’indagine condotta da CNA nazionale su 600 imprese del Veneto il 72 per cento degli intervistati ritiene che il proprio fatturato potrà avere un calo tra il dal 20 al 50% rispetto all’anno precedente. Inoltre il 35,6 % ha richiesto un finanziamento fino a 25.000 garantito dal fondo centrale di garanzia, ma il 92% non lo ha ancora ottenuto. “Un dato che dimostra come alla base vi sia un problema non di merito, ma di tempistica nell’erogazione del credito da parte degli istituti bancari”. Infine il credito concesso è servito per il 44,4% a sostituire totalmente o in parte le linee di credito esistenti: “E’ dunque evidente come per il restante 55,6 per cento ci sia bisogno di nuova liquidità. Riteniamo importante che la Regione ora si impegni ad integrare con azioni mirate il sostegno nazionale, puntando a misure non solo utili a ristorare, ma soprattutto a rilanciare l’economia e le imprese del Veneto”. Gli strumenti secondo la CNA vanno da una diversa destinazione delle risorse del POR – FESR, a nuovi fondi da destinare ai confidi tramite Veneto Sviluppo per il sostegno al piccolo credito, a finanziamenti a fondo perduto per chi ha dovuto tenere chiuso, oltre a prevedere nuovi sostegni, come fatto dalla bilateralità artigiana, da destinare alla messa in sicurezza e alla corretta applicazione dei protocolli anticovid.

Va messa poi la parola fine alla questione del covid19 come infortunio: Bene il chiarimento dell’Inail. Ora però è necessario che l’indicazione si traduca in un intervento legislativo”, dicono i vertici regionali.

CNA Veneto guarda poi a due grandi driver per la ripartenza: “Sono il comparto casa e la manifattura made in italy i settori che possono fungere da volano all’economia del Veneto. Nel comparto dell’edilizia sarebbe sufficiente iniziare con il pagamento dei debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese per aiutarle a ripartire”chiude Ribon.