Con Long Covid si fa riferimento ad una sindrome che si sviluppa in alcuni pazienti ex-positivi al virus. In questi casi, i sintomi e gli strascichi della malattia arrivano a durare anche molti mesi dopo aver scoperto di essere negativi.

Per capirne di più, un gruppo di esperti americani e inglesi ha effettuato uno studio su 3.762 pazienti provenienti da 56 paesi diversi che avevano contratto il Coronavirus prima di giugno e che lamentavano una durata della malattia che superava i 28 giorni.

Long Covid: lo studio pubblicato su Medrxiv.org

Entrando nel dettaglio dell’analisi, l’8,4% del campione ha riferito di essere stato ricoverato in ospedale, il 27% di aver ricevuto una diagnosi confermata dal laboratorio di COVID-19, mentre il 96% ha riportato sintomi oltre i 90 giorni. Pubblicata sul sito specializzato Medrxiv.org, la ricerca ha illustrato come a soffrire di questa sindrome siano soprattutto le donne (78,9% degli intervistati).

I sintomi più frequenti riportati dopo il sesto mese dopo la diagnosi di negatività sono stati: affaticamento (77,7%), malessere post-sforzo (72,2%) e disfunzione cognitiva (55,4%). Tutti talmente debilitanti da rendere ostico (se non addirittura impossibile) il ritorno alla vita normale.

La diffusione della sindrome in Italia

Anche l’Italia non è esente dalla sindrome e dal Long Covid.

Morena Colombi, fondatrice del Gruppo Facebook Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto (ma ora combattiamo i suoi effetti collaterali), in un’intervista all’ANSA ha spiegato che chi ne soffre di fatto si sente invisibile: non rientra più nei protocolli dei malati, ma al tempo stesso non è del tutto guarito ed è bloccato in una sorta di “limbo debilitante”.