La tecnica era quella classica: pagavano i primi modesti ordinativi con regolarità per dimostrare di essere clienti seri e, soprattutto, solventi. Quindi, dopo aver acquisito la loro fiducia, ordinavano grosse quantità di materiale e poi sparivano senza pagarle. Una serie di aziende, trevigiane e di fuori provincia, sono state così raggirate, secondo l’accusa, da alcuni soci di aziende attive nella Marca, una delle quali fallita, per un importo complessivo che supera il milione di euro.

Il processo
A processo sono rimasti in quattro perché due imputati hanno deciso di patteggiare la pena ed evitare così il dibattimento pubblico. Alla sbarra un uomo di 43 anni di Trevignano, un 61enne di Fiesso d’Artico, una donna di 36 anni di Vidor, ed un 35enne di Caerano (difesi dagli avvocati Cristiano Biadene, Fabio Crea e Claudia Bagattin). La prima udienza è stata fissata per il 14 febbraio prossimo. La vicenda piuttosto complessa e articolata, in base alle contestazioni della procura di Treviso, si può riassumere in questi termini. La pubblica accusa contesta a due dei quattro imputati, il 43enne di Trevignano ed il 61enne di Fiesso d’Artico, amministratori di una società trevigiana ora fallita, di aver effettuato una serie di ordinativi di merce a cinque diverse aziende per un valore complessivo di quasi 400.000 euro. La tecnica, come detto, era quella classica.

La storia
I primi ordini di piccole quantità di merce venivano pagate in contanti all’istante. Una volta carpita la fiducia dei fornitori, effettuavano ordini molto più consistenti ed una volta ottenuta la merce sparivano dalla circolazione senza pagare. E così il titolare di un mobilificio di Signoressa è stato raggirato per un importo di 150.000 euro. Tra il materiale sparito ci sono anche 12 cucine, altrettante camere, 80 poltrone relax, un centinaio di materassi ed una cinquantina di sedie. Altre ditte sono state raggirate per importi rilevanti per acquistare scaffalature metalliche, infissi in legno, prodotti chimici per la casa e servizi pubblicitari. Ma il colpo più grosso, stando alle contestazioni del pubblico ministero Massimo De Bortoli, è stato messo a segno ai danni di una ditta di Albignasego, che commercia in materiali plastici. In questo caso il 43enne di Trevignano in concorso con il 35enne di Caerano, come amministratori di un’altrra società con sede a Trevignano avrebbero convinto a consegnare loro, attraverso diversi bonifici, la somma di 615.000 euro in cambio di materia prima procurata direttamente dalla Germania. Il materiale, naturalmente, non è mai arrivato alla ditta di Albignasego.

Nuove accuse
Altre accuse, che coinvolgono gli altri imputati, spaziano anche nella bancarotta per distrazione. Altri due imputati un 27enne ed un 38enne di Eboli (difesi dall’avvocato Matteo Maccagnani), implicati nella vicenda, sono usciti dal procedimento penale patteggiando entrambi una pena di un anno, 4 mesi e 20 giorni. Il processo entrerà nel vivo delle testimonianze nell’udienza del 14 febbraio 2017 quando verranno sentiti i testimoni della pubblica accusa. Tra i testimoni verranno sentiti anche i militari della guardia di Finanza del comando provinciale di Treviso che hanno svolto le indagini per conto della procura.

Gian Nicola Pittalis

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