Prende il via “Veneto Welfare”, progetto regionale affidato dalla Regione del Veneto a Veneto Lavoro per diffondere una cultura previdenziale e sensibilizzare i lavoratori, specie i più giovani, circa l’importanza del proprio futuro pensionistico. Il Comitato regionale di coordinamento tra le parti sociali ha dato avvio ad un programma articolato di iniziative per incrementare le adesioni alla previdenza complementare da parte dei lavoratori veneti e plasmare un modello di welfare integrato regionale.
“Veneto Welfare” promuove attività di informazione e promozione in materia di previdenza complementare, coordina l’attività dei fondi, realizza progetti di tutela sociale e di welfare. Sono in programma, inoltre, la costituzione di un osservatorio regionale sul welfare e l’organizzazione di un “welfare day”, una giornata interamente dedicata alla sensibilizzazione e all’informazione sulle principali tematiche legate al welfare che coinvolga diversi soggetti su tutto il territorio regionale.
“Il mancato sviluppo della previdenza complementare – osserva l’assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan, che ha convocato il comitato regionale di coordinamento tra le parti sociali per dare avvio al progetto – rischia di creare fratture nella coesione sociale, disparità e conflitti generazionali. Precariato e carriere lavorative sempre più discontinue spesso non consentono un’adeguata continuità contributiva. Per le nuove generazioni il rischio è quello di ritrovarsi con redditi pensionistici molto inferiori alle attese, se non opportunamente integrati dalla previdenza complementare. A pagarne il prezzo più alto sarebbero i giovani, costretti a lavorare più lungo dei propri genitori per poi ricevere di meno una volta in pensione. Come pubblica amministrazione abbiamo il dovere di garantire ai nostri cittadini un futuro sereno e, allo stesso tempo, di non trovarci costretti a gravare sul bilancio pubblico con politiche assistenziali troppo onerose. Per questo è necessario investire di più e meglio nella cultura della previdenza, sensibilizzando i lavoratori di oggi a pianificare il proprio domani”.
“In un contesto di incertezza economica e sociale – prosegue Donazzan – la Regione può costituire quell’elemento di garanzia di cui i cittadini hanno bisogno. È nostro compito svolgere un ruolo di regia pubblica delle politiche di welfare territoriale, anche sulla base delle buone pratiche che in altri contesti hanno dimostrato di funzionare, per restituire fiducia e sicurezza al sistema economico locale”.
Oggi, su un totale di 4,9 milioni di abitanti, gli occupati in Veneto sono poco più di 2 milioni, di cui 340 mila lavoratori over 55 e 111 mila giovani under 25, mentre gli inattivi con almeno 65 anni sono più di un milione (il 39% del totale). Circa un milione i pensionati, di cui uno su tre percepisce una pensione inferiore ai 750 euro, ma il loro numero è destinato ad aumentare, considerate le attuali tendenze demografiche di progressivo invecchiamento della popolazione. Secondo le previsioni Istat, infatti, fra trent’anni ci saranno 2,8 anziani over 65 per ogni giovane under 15 (oggi il rapporto è di 1,7) e il rapporto tra anziani e persone in età lavorativa passerà dai 37 su 100 attuali a 62 su 100.
In tale contesto, le forme di previdenza complementare, attraverso le quali ciascun lavoratore può aumentare la propria rendita futura tramite versamenti su base volontaria o destinando al fondo il proprio TFR, possono rivelarsi decisive per garantirsi un assegno pensionistico congruo al proprio tenore di vita o, più semplicemente, ad una vecchiaia dignitosa.
Il tasso di adesione ai fondi complementari stenta però a decollare, seppure mostri segnali di crescita: secondo i dati Covip solo un lavoratore su quattro in Italia aderisce alla previdenza complementare, mentre il Veneto si colloca su valori mediamente superiori a quelli riscontrati a livello nazionale, con una percentuale che oscilla tra il 30% e il 35%, anche grazie al fondo intercategoriale Solidarietà Veneto, che conta oggi oltre 83.200 lavoratori aderenti e 13.000 aziende associate. Ai vertici della graduatoria nazionale ci sono Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, dove si raggiunge il 40% di adesioni alla previdenza complementare.