“Quando penso all’opera che dovrebbe interessare il Piave, il mio principale obiettivo rimane quello della sicurezza. Non mi interessa questo o quell’altro intervento nello specifico, l’importante è che si decida per un’opera che ci renderà più sicuri e che è stata avvallata dal punto di vista tecnico e scientifico. Per quanto riguarda l’intervento su cui deciderà il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche e che interesserà il Piave, so che ci hanno lavorato fior fior di ingegneri idraulici, cioè di scienziati che non si basano certo su opinioni personali quanto sulla scienza per redarre una relazione idraulica.”
E’ quanto ha affermato l’Assessore all’Ambiente e al Dissesto Idrogeologico della Regione del Veneto, Gianpaolo Bottacin, dopo aver appreso in settimana la notizia del rinvio della decisione sull’opera che riguarderà il Piave da parte del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche: si tratta di un’opera di sicurezza, su cui c’è un finanziamento statale che risale a cinque anni fa, – la cosiddetta cassa di espansione sulle Grave di Ciano – che dovrebbe contenere circa 35 milioni di metri cubi d’acqua in caso di piena, supportando la golena del Piave.
“Ricordo che l’idraulica è una scienza molto complessa, che segue i dettami delle leggi della fisica e non delle opinioni, che non dimostrano alcunché. Ribadisco, anche, che le varie Università, in 50 anni, oltre all’Autorità di Bacino e al Ministero, sono arrivate alla medesima conclusione e cioè che bisogna trattenere 80 milioni di metri cubi d’acqua per almeno una decina di ore in spazi temporanei, in aggiunta alle golene, non in sostituzione”.
“Detto ciò, mi preme sottolineare – ha aggiunto Bottacin – che rimane alta e massima la fiducia nella giustizia alla quale chiediamo un verdetto per la sicurezza del Piave che, ancora oggi, ci affascina sussurrando (o “mormorando”) sulla nostra storia passata ma anche sulla vita presente”.