«Voglio il comune di Favaro autonomo», dice, provocando (o no?), l’assessore Renato Boraso parlando di separazione. Il mistero resta, sapendo anche che Boraso non potrebbe mai andare contro il parere di chi l’ha fatto assessore dopo 3 mandati “solo” come consigliere di minoranza. «Abbiamo un sindaco metropolitano, e questo vuol dire unione e non divisione», replica l’assessore ai Lavori pubblici, ex presidente della Provincia Francesca Zaccariotto. Difendono l’unione anche il capogruppo della Lista Brugnaro Maurizio Crovato, l’assessore al Bilancio Michele Zuin (Forza Italia). Apre uno spiraglio Nicola Pellicani, consigliere della Lista Casson. Possibilista sul voto, contrario alla divisione. «La nostra storia dice questo. Non possiamo votare per la separazione per calcoli politici. La maggioranza Brugnaro è diventata unionista? Sono loro, il centrodestra che sono venuti sulle nostre posizioni». Ne avevamo già parlato ieri della spaccatura tra favorevoli e contrari su http://notizieplus.it/separazione-venezia-mestre-scendono-campo-contrari/ ma ad oggi i pareri nell’entourage fuxia sono quasi tutti concordi: NO

Il parere di Venturini
«Avevate uno strumento per cambiare e separare, il voto», attacca Simone Venturini, «la civica delle Due grandi città ha preso lo 0,28 per cento». Alla fine, il voto. E il «no» al referendum.

Brugnaro insiste.
Cita il parere dell’Avvocatura regionale e altri pareri di costituzionalisti che definiscono il referendum «illegittimo». Dà la parola al suo vicecapo di gabinetto Derek Donadini che sintetizza così: «La legge regionale si applica soltanto ai comuni non metropolitani. Per gli altri vale la legge Delrio. Cioè a decidere la separazione può essere soltanto il Comune interessato. Il referendum si farà dopo». La delibera approvata definisce «illegittimo» il referendum. E dà mandato al sindaco di «far valere le ragioni illustrate davanti agli organi giurisdizionali e presso ogni sede deputata compresa la presidenza del Consiglio dei ministri». Ma entra anche nel merito della divisione. Che costituirebbe tra l’altro «causa di impoverimento dell’area e renderebbe difficoltose le scelte strategiche». «Io vi dico fermatevi», continua il sindaco, chi vuol fare l’avvocato ci racconta invece mistificazioni. Le ragioni non sono quelle del popolo veneziano. La domanda ai cittadini è stata già fatta per quattro volte. Quante ancora la dovremo fare? Finché non vincono? Mi sembra chi giocava a pallone quando ero bambino. Se perdeva se ne andava con il pallone. Eh no».

Gian Nicola Pittalis

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