Se non corriamo con urgenza ai ripari ci potrebbe essere più plastica che pesci nel mare nel 2050. Perciò CNR – Ismar ha riunito intorno a un tavolo i soggetti oggi impegnati a Venezia nella raccolta di rifiuti marini, il cosiddetto marine litter, per fare il punto sullo stato dell’arte e discutere delle tecnologie innovative per raccolta e riciclo. E’ avvenuto stamani al Salone nautico, nel corso del seminario “Nuove tecnologie per la gestione dei rifiuti marini a Venezia” (che è possibile rivedere su Youtube) con la partecipazione dell’assessore comunale all’Ambiente.

L’incontro, organizzato dal CNR-ISMAR, VLPF e ISDI Group, ha preso le mosse dalla recente approvazione della legge “Salvamare”, che segna una svolta per l’economia circolare dei rifiuti marini in Italia. Nel corso del meeting è stato sottolineato come a oggi il processo produttivo non è stato accompagnato dalla consapevolezza dell’impatto ambientale, mentre ora finalmente si sta comprendendo che la vera transizione ecologica va concepita come un piano di sviluppo industriale compatibile con la qualità della vita, con la giustizia, l’ambiente e la salute.

“Venezia è un laboratorio d’eccellenza a livello europeo con la sua laguna” come ha ricordato nel suo intervento Davide Poletto, direttore di Venice Lagoon Plastic Free, tra i vari relatori. Sono state dunque presentate le attività di progetti europei per una gestione sostenibile del marine litter.

A cominciare da “Maelstrom”: grande progetto finanziato con 6 milioni di euro che coinvolge 8 Paesi Ue, avviato a gennaio dell’anno scorso per concludersi nel 2024, come ha spiegato la sua coordinatrice Fantina Madricardo. Consiste nella mappatura dei punti in cui si accumulano i rifiuti sui fondali, nell’uso di nuove tecnologie sostenibili e innovative per raccoglierli e riciclarli e in un’attività di educazione e coinvolgimento della popolazione. Si svolge in due siti pilota: una località in Portogallo e Venezia. Qui si sta mettendo a punto una piattaforma robotica per la pulizia, ancora in fase di test, che potrà aspirare o prendere con un gancio i rifiuti, come è stato illustrato dai relatori. Da fine estate sarà tentata la pulizia in un sito costiero e uno lagunare (in zona Cavallino e a sud della Giudecca). I rifiuti saranno separati da un robot. Poi si potrebbe procedere con il riciclo mecccanico o il riciclo chimico tramite pirolisi a bassa temperatura (che serve a recuperare le molecole e farne altro, ad esempio carburante per alimentare la piattaforma robotica di raccolta).

Altro progetto illustrato da Paolo Franceschetti di Legambiente Venezia è stato “InNoPlastic”, sulle microplastiche in ambiente fluviale e marino. Durerà 3 anni. Il monitoraggio condotto finora, secondo il protocollo europeo – come è stato chiarito nel corso dell’incontro – ha permesso di scoprire che tra le varie tipologie di rifiuti gettati in laguna c’è una prevalenza di plastica (95%). Inoltre nell’area costiera di Venezia c’è una concentrazione di microplastiche per metro cubo con valori analoghi alla foce del Pearl River in Cina.

Andrea Torresan, biologo marino dell’Arpav, ha poi menzionato le attività del progetto Interreg Italia-Croazia “Marless”, facendo riferimento all’uso di droni acquatici per la raccolta di rifiuti e robot che si muovono in acqua. Infine Giorgio Bagordo si è soffermato sul programma del WWF “Plastic Smart Cities” sottoscritto dal Comune di Venezia che mira a contrastare la plastica in natura. Il suo piano d’azione, ancora in attesa di approvazione formale, comprende raccolta e recupero del polistirolo, promozione dell’utilizzo dell’acqua pubblica, eventi ‘plastic smart’ e diverse altre azioni concrete.