Un itinerario educativo che accende i riflettori sulla disabilità con la testimonianza di protagonisti del mondo dello sport per raccontare ai ragazzi esperienze di vita. E’ quanto propone uno dei numerosi itinerari educativi proposti dall’Amministrazione comunale, che questa mattina ha coinvolto due classi terze dell’ I. C. Giulio Cesare di Mestre, mentre ieri ha interessato le classi dell’Istituto Berna per raggiungere, nelle prossime settimane, molti altri studenti delle scuole del territorio. All’appuntamento, svolto in modalità online, ha portato la propria testimonianza Manuel Giugie, con la sua storia di forza e di speranza, insieme ad alcuni atleti dei Black Lions, che praticano hockey in carrozzina.

L’incontro ha previsto la presentazione da parte del protagonista, la visione di un video sulla storia della squadra, a partire dal primo dei tre scudetti vinti, e una conversazione aperta con i ragazzi.

“Il Comune – spiega l’assessore alle Politiche educative Laura Besio, che è intervenuta in rappresentanza dell’Amministrazione comunale – sceglie di portare all’attenzione dei bambini a scuola determinati temi, ma poi sono le associazioni del territorio che danno corpo a queste idee: realtà come ‘Oltre il Muro’, ‘Amici della Laguna’ e ‘Black Lions’ in questo senso sono un aiuto prezioso per noi per sensibilizzare al diverso e all’importanza di abbattere l’indifferenza a partire da esperienze concrete ma con un linguaggio semplice. I giovani non hanno bisogno di grandi conferenze, ma di persone che parlino loro con semplicità e franchezza, e che siano capaci di ascoltare. Anche quando le domande sono le più colorate e curiose come spesso accade durante questi momenti quando si spazia da curiosità tecniche a questioni pratiche o anche più personali. Perché le porte sono così basse? Cosa succede se ci si scontra? Le carrozzine che usate in partita sono le stesse che adoperate tutti i giorni? Rispetto ad altri itinerari questo è senz’altro uno dei più apprezzati e partecipati, perché i bambini possono rendersi conto di persona che i ragazzi con disabilità non sono poi così diversi da loro”.