Dinamica export fortemente condizionata dal rialzo dei prezzi

L’aumento dell’export trevigiano è del +13,3%; quello bellunese del +17,3%. Interessante però la diversificazione delle traiettorie export e dei mercati di approvvigionamento. Trainano le vendite verso gli USA, ma anche in Turchia. A livello regionale, Qatar e Stati Uniti si confermano primi fornitori di gas, ma si aggiungono nuovi Paesi fornitori (Norvegia, e Paesi dell’Africa).

 

L’anno 2022 registra una crescita significativa delle esportazioni provinciali: +13,3% per Treviso e +17,3% per Belluno – evidenzia il Presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno|Dolomiti, Mario Pozza questo però è anche il risultato dell’aumento delle materie e dei rincari energetici, costi che poi sono stati trasferiti, almeno in parte, sui prezzi finali.

Va però riconosciuto che se l’export ha tenuto, è perché la realtà della piccola media impresa è un modello vincente, in quanto in tempi stretti permette di reagire con flessibilità ed essendoci complementarietà l’una con l’altra, ha favorito questi risultati. Inoltre le nostre imprese, investendo dopo la lunga crisi del 2009-2012, in processi produttivi e in innovazione di prodotto, non si sono certo fatte trovare impreparate. La recente indagine che abbiamo realizzato con Unioncamere Veneto sugli investimenti, mostra che moltissime imprese manifatturiere trevigiane e bellunesi hanno continuato a fare investimenti anche nel 2022, nonostante la complessità e l’incertezza degli scenari, soprattutto sui processi di automazione e sui macchinari. Si presentano dunque più flessibili e performanti, e in grado di gestire strategie di diversificazione nei mercati di approvvigionamento quale soluzione ai nuovi scenari internazionali che stiamo subendo. Questo atteggiamento ha mantenuto competitive le nostre imprese.

Fatta questa premessa – continua il Presidente –  i risultati di fine anno vedono una crescita delle esportazioni provinciali sostenuta dal mercato europeo (è del +15% circa l’aumento su base annua sia per Treviso che per Belluno) e dal mercato statunitense (oltre il 15% per Treviso e quasi il 20% per Belluno, ma dai dati emerge anche un incremento delle vendite verso i mercati come gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita, l’Australia e gli stessi Stati Uniti che sono stati oggetto di promozione verso le imprese, da parte del sistema camerale.

Proprio a questo riguardo nell’ambito della promozione estero, il sistema camerale inteso con la Camera di Commercio di Treviso – Belluno|Dolomiti con Venicepromex e Assocamerestero di cui sono Presidente, è un importante network a disposizione delle imprese, piccole e medie, per supportarle nel processo di diversificazione ed esplorazione di nuove opportunità di business nei mercati esteri.

Il quadro generale

I dati relativi all’interscambio nazionale con l’estero relativi al 2022, resi noti dall’Istat pochi giorni fa, vedono una crescita in valori, su base annua, molto sostenuta: rispetto al 2021 l’export nazionale cresce del +20%. Rialzi ancor più significativi si rilevano sul fronte delle importazioni: +36,4%.

Come era già stato osservato anche negli scorsi monitoraggi congiunturali, la dinamica in valori dell’export risulta fortemente condizionata dal fattore prezzi. La spinta inflazionistica, come noto, era iniziata già nella seconda metà del 2021 in conseguenza della ripartenza repentina dell’economia mondiale, dopo la prima fase acuta della pandemia, e del fenomeno della carenza di materie prime e semilavorati che avevano disarticolato le catene globali del valore. Ad inizio del 2022 si è aggiunto lo scoppio del conflitto Russia-Ucraina e la conseguente tensione sui prezzi dei prodotti energetici.

Prendendo a riferimento i dati regionali, per i quali è disponibile l’andamento in valori ed in quantità, si osserva che le esportazioni venete sono cresciute del +16% in valori, rispetto allo scorso anno, ma in quantità sono diminuite del -3,1%. La flessione delle quantità non va letta solo in termini negativi, perché può anche essere frutto di una strategia imprenditoriale volta al miglioramento/innovazione del prodotto/servizio, che dunque acquisisce maggiore valore aggiunto e maggiore competitività.

Il differenziale valore-quantità presenta alcune asimmetrie settoriali e diventa ancor più rilevante per quelle merceologie dove il trasferimento dei costi sui prezzi finali è stato più marcato: ad esempio, l’export regionale di beni intermedi (prodotti chimici, materie plastiche e metalli, carta e legno), cresce grazie alla “componente prezzo” ma risulta in flessione per quantità (fra il -4% e -10%).

Aumentano in valori, ma non in quantità anche le vendite di prodotti tipici del “Made in Italy”: mobili, occhiali, gioielli ed articoli sportivi. Mentre l’export di macchinari cresce in valore, a fronte di una sostanziale stabilità delle quantità vendute (-0,9%).

Le importazioni risentono ancor più della spirale inflattiva: considerando sempre i dati regionali, l’import veneto è cresciuto nell’ultimo anno del +35,3% in valori e del +4,1% in quantità. Pesa molto la crescita import degli energetici: +170% in valori. Al netto della componente energia l’import è cresciuto del +25,1% in valori e del +2,6% in quantità. La necessità da parte delle imprese di aumentare le scorte per far fronte ad eventuali carenze di materie prime e semilavorati ha fatto sì che in genere l’import sia cresciuto sia in valori che in quantità; una dinamica differente si osserva per i mezzi di trasporto e per i metalli per i quali l’incremento è stato in valori ma non in quantità.

L’aumento in valore dell’import per effetto dei prezzi, soprattutto con riferimento ai beni energetici, associato alle necessità di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ha modificato in modo significativo le dinamiche d’importazione e, conseguentemente, i relativi pesi dei mercati.

A livello regionale l’approvvigionamento dai Paesi extra-Ue è aumentato, in valori, del +56,4% nel confronto con il 2021. Da rilevare, in particolare: l’import di gas dal Qatar più che triplicato in valori, da 1,8 a 5,6 miliardi di euro; la quota di import di gas dagli USA che passa dal 4,7% al 14% (da 91 milioni a oltre 1 miliardo di euro, pari a quasi un terzo del gas arrivato in Italia dagli USA nel 2022). Ma la novità ancor più rilevante è la seguente: se l’anno scorso questi due Paesi polarizzavano il 98% dell’import veneto di gas, nel 2022 la loro quota, sommata, scende all’89%. Si arriva al 98% grazie a “new entry” come Norvegia, Paesi dell’Africa come Angola, Guinea equatoriale e Mozambico, e persino Russia (che negli anni passati non risultava fra i paesi da cui il Veneto acquistava gas). Il peso della Russia nell’import veneto di gas è del 2,5%.

Ancor più diversificati geograficamente gli approvvigionamenti di petrolio e derivati: rispetto al 2021 si osservano incrementi a due e anche a tre cifre per i primi cinque fornitori (Arabia Saudita, Slovenia, Russia, India e Turchia), che coprono oltre il 75% dell’import regionale.

Le dinamiche import così sostenute, come già evidenziato, sono determinate dall’andamento dei prezzi energetici, mediamente superiori del +60% nel corso del 2022 rispetto all’anno precedente (secondo i dati della Banca Mondiale). Va sottolineato che nei primi mesi 2023, sempre in base alla Banca Mondiale, si è registrato un rallentamento di queste dinamiche, soprattutto per il gas, anche se non ancora per tutte le materie prime.

Al di là degli energetici, si osservano interessanti dinamiche import regionali riferite ad altre voci merceologiche: aumenta in modo sostenuto l’import dagli Stati Uniti (+180,4%, grazie anche agli acquisti di cereali, macchinari, prodotti chimici, pellame, metallurgia, carta). In crescita significativa anche il valore degli approvvigionamenti dalla Turchia (+53,2%, oltre al petrolio, prodotti metallurgici e chimici in particolare). In linea con la crescita media regionale è l’import dalla Cina (+36%), che rimane il secondo partner commerciale del Veneto, dopo la Germania: rispetto al periodo pre-covid aumenta dalla Cina l’acquisto di apparecchiature elettriche e macchinari di impiego generale.

Del +16% è invece la crescita, su base annua, del valore delle esportazioni, aumento distribuito uniformemente sia verso il mercato dell’Unione europea che extra-Ue27. Crescono in particolare le vendite verso gli Stati Uniti (+26,1%), primo mercato di riferimento extra Ue e verso il quale si rafforza in particolare l’export molte delle specializzazioni produttive regionali (occhialeria, macchinari, bevande e gioielli), ma sostenuta è anche la vendita di prodotti metallurgici, calzature e pellame, apparecchiature elettriche. Aumenta anche il valore delle merci esportate in Turchia (+37,2%), con una crescita diffusa settorialmente: macchinari di impiego generale e speciale, occhialeria, gioielli, prodotti chimici, metallurgia e pellame solo per citare le principali voci. In crescita anche l’export verso gli Emirati Arabi (+46%, gioielli e macchinari) ed il Messico (+36,9%, macchinari ed occhialeria).