«In fondi del PNRR siano utilizzati per incrementare la propensione all’auto-imprenditorialità nelle giovani generazioni: il futuro dell’economia del nostro territorio è infatti strettamente legato al rilancio del lavoro autonomo».

Lo chiede Luca Frare, presidente di CNA territoriale di Treviso, che ritiene necessario un piano straordinario, concertato tra i diversi attori del territorio – economici, educativi, istituzionali –, per aiutare i giovani ad avviare nuove imprese.

Che sia diminuita la propensione all’auto-imprenditorialità nella nostra provincia lo dicono i dati.  Nel 2011 le imprese attive erano 101.022, ora sono 97.783  (dato al 30.06). A popolazione invariata, in dieci anni sono state “bruciate” 3.239 imprese. Significa che, complessivamente, sono di più le imprese che muoiono rispetto a quelle che nascono.

La scarsa propensione al lavoro autonomo la raccontano anche alcune ricerche qualitative che stimano la propensione all’autoimprenditorialità in Italia sotto di 10 punti percentuali rispetto alla media europea (IX Rapporto globale Amway).

Le ragioni di questo fenomeno sono tante: la “maturità” di alcuni mercati e l’alta specializzazione delle produzioni e dei servizi che creano barriere all’accesso, ma anche la minor attrattività del nostro territorio, rispetto ad altri limitrofi, specialmente per i giovani.

Va detto che, nel decennio, non tutti i settori hanno avuto un saldo negativo. Le imprese sono cresciute nell’alloggio e ristorazione (+499), nei servizi alle imprese (+1759), nei servizi alle persone (+1012).

Come invertire il trend?

I dati della disoccupazione giovanile (al 30 giugno 2021 nella nostra provincia risultano inoccupate e disoccupate 66.425 persone, di cui 14.100 giovani) mostrano un bacino ricco di risorse da poter riattivare usando le leve giuste per dare futuro al nostro territorio: un futuro di occupazione e benessere.

Una di queste leve è, appunto, l’educazione all’autoimprenditorialità delle nuove generazioni e una diffusa cultura amica dell’impresa e dell’intraprendere.

Ma non basta. Bisogna abbattere le barriere di accesso alla costituzione di nuove imprese, agendo per lo meno dove si può ovvero sulla normativa, sull’accesso al credito e sulle agevolazioni fiscali. E usare i fondi del Next Generation Eu a questo scopo.

«Servono semplificazione e uniformità delle procedure burocratiche nei diversi territori nonché  forti agevolazioni per l’imprenditoria giovanile. Servono inoltre progetti e fondi dedicati al passaggio generazionale nelle imprese, anche tra titolari e propri dipendenti e “contagiare” i giovani con la passione per il lavoro artigiano che noi artigiani abbiamo – spiega Frare -. La Marca Trevigiana si è sviluppata grazie allo spirito imprenditoriale. Le piccole imprese sono un patrimonio straordinario del nostro territorio dove si impara un mestiere e si gettano le basi per un proprio futuro imprenditoriale sicuramente impegnativo ma che può essere ricco di soddisfazioni.»