Continua l’iter per l’attribuzione dello status di Patrimonio dell’Unesco per le colline del prosecco, tra Valdobbiadene e Conegliano. Ma alcuni docenti esperti in materia raffreddano gli entusiasmi.  «L’ammissione avviene anche per dinamiche politiche. E ora l’Italia è debole», dicono. E sottolineano come, il territorio del Prosecco non possa essere inserito a breve tra i siti considerati patrimonio dell’umanità.

E’ il pensiero appunto di un economista e di uno storico assieme che parlano di immobilismo politico in Italia. Un percorso di qualità verso l’Unesco”, deve accompagnarsi a una spinta continua di cambiamento e dinamismo. Se in alternativa diventa una specie di suggello a una realtà che resta ferma, il rischio è di ingessare un’area che deve evolversi per competere su scala globale. L’ammissione al percorso Unesco non avviene solo per motivi di merito, ma è legata a complesse dinamiche geopolitiche, e in questo momento l’Italia è in una posizione debole. Ora la parola passa all’innovare. Deve essere questa la parola d’ordine. Il 2018 sarà l’anno europeo del patrimonio culturale e anche Unesco non punterà sulla celebrazione, ma su innovazione e capacità di lavorare sul patrimonio locale come strumento di trasformazione. I territori cambiano ed evolvono. Così come sono cambiati quelli da Valdobbiadene a Conegliano, diventati terra di prosecco, e ora devono cambiare ulteriormente passo. Lo sforzo da compiere è quello di trasformare le esperienze passate in una premessa per un nuovo modo di guardare ai nostri prodotti, al territorio e alla qualità della vita di chi ci vive.