Andrea Ferrazzo, il giovane investito nel 2017 mentre andava al lavoro in bicicletta
Andrea Ferrazzo, il giovane investito nel 2017 mentre andava al lavoro in bicicletta

Dopo più di cinque anni di attesa, i familiari di Andrea Ferrazzo hanno finalmente potuto rendere un po’ di giustizia al loro ragazzo.

Mercoledì 21 dicembre 2022, in Tribunale a Venezia, avanti il Gup dott.ssa Benedetta Vitolo, all’esito della più volte rinviata udienza preliminare del processo per l’incidente stradale costato la vita al giovane dopo una lunghissima agonia, ha patteggiato la pena di otto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale, l’automobilista accusato e ora anche condannato per averlo investito mentre si stava recando al lavoro in bicicletta: si tratta di R. B., oggi 85 anni, anch’egli di Musile di Piave come la vittima. I genitori di Andrea Ferrazzo, che hanno perso il loro unico figlio, e che in tutti questi anni sono stati sostenuti da Studio3A-Valore S.p.A., si sono costituiti parte civile con l’avv. del Foro di Treviso Andrea Piccoli: sono stati risarciti solo in parte e ora la speranza è che, in forza del punto fermo del patteggiamento e della relativa ammissione di colpa dell’imputato, anche la compagnia di assicurazione della vettura, Generali, si assuma finalmente le sue responsabilità liquidando un risarcimento decoroso e consentendo loro quanto meno di chiudere anche il capitolo risarcitorio, dopo quello penale, di una vicenda le cui ferite, purtroppo, non si rimargineranno mai.

La vicenda

Andrea Ferrazzo era un ragazzo pieno di vita e amici ma con la testa sulle spalle, nonostante i suoi allora solo 19 anni: lavorava già come operaio metalmeccanico alla Metacom di Musile. Il 23 novembre 2017 alle 6.50 si stava recando come ogni mattina al lavoro con la sua mountain-bike e percorreva la Provinciale 50 da Musile verso Fossalta di Piave, in quel tratto via Argine San Marco Superiore. Giunto all’intersezione con via Cavour, dove si trova la fabbrica, ha girato a sinistra ma è stato travolto dalla Skoda Felicia dell’imputato che sopraggiungeva dietro di lui nella stessa direzione. Un impatto terribile: il giovane è stato caricato sul cofano, ha sfondato il parabrezza ed è volato a svariati metri di distanza, rovinando esanime sull’asfalto e riportando lesioni gravissime, trauma cranico, emorragia ed edema cerebrale diffuso, fratture vertebrali. Trasportato in condizioni disperate e in coma all’ospedale di San Donà, è stato trasferito nella Rianimazione dell’Angelo di Mestre, dov’è rimasto fino all’1 dicembre 2017, sempre in lotta tra la vita e la morte. Quindi, è stato ricondotto nella Terapia Intensiva di San Donà e poi è passato in quella del Ca’ Foncello di Treviso. E’ riuscito a sopravvivere ma a un prezzo altissimo e con una diagnosi senz’appello conseguente al gravissimo trauma cranio-encefalico e vertebro-midollare dorsale riportato: stato vegetativo persistente. E’ rimasto in stato di incoscienza, senza alcuna risposta agli stimoli acustici e dolorosi, e per di più in un quadro di tetraplegia spastica e permanente insufficienza respiratoria: invalido totale e bisognoso di assistenza h24. Da allora è stato un lungo peregrinare per ospedali, in quello riabilitativo di Motta di Livenza e al Ca’ Foncello in Neurochirurgia, e un susseguirsi di interventi chirurgici fino al ricovero permanente in casa di riposo, da ultimo quella di San Donà, dove mamma Cinzia e papà Franco lo hanno assistito quotidianamente e amorevolmente, consapevoli che qualsiasi complicanza, specie di ordine infettivo, avrebbe potuto portarsi via il loro unico figlio, come purtroppo è successo all’ospedale di San Donà il 20 marzo 2020, quando gli è stata fatale, a 21 anni, una polmonite che ha avuto facilmente ragione del suo fisico debilitato.

Un’assistenza continuativa che ha richiesto enormi sacrifici e che i genitori hanno dovuto sostenere con le loro sole forze senza ricevere un euro dall’assicurazione. La madre e il padre di Andrea Ferrazzo, per essere seguiti, tramite l’Area manager Veneto e responsabile della sede di San Donà, Riccardo Vizzi, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, unitamente per la parte penale all’avv. Piccoli. Studio3A ha presentato innumerevoli richieste danni all’assicurazione della vettura, Generali, che però, per mesi e anni, ha negato ogni liquidazione, adducendo a giustificazione il fatto che le indagini preliminari, rallentate anche a causa della pandemia da Covid, erano ancora in corso, e arrivando a disconoscere ogni concorso di colpa del proprio assicurato nonostante la perizia cinematica disposta dalla Procura ne avesse accertato da subito la corresponsabilità. Una condotta che ha privato a lungo i familiari del ragazzo, nel momento del bisogno, di un risarcimento di cui avrebbero avuto diritto e soprattutto necessità per far fronte a tutte le spese che hanno dovuto sostenere in questi anni duri: solo in un secondo tempo la compagnia ha liquidato loro una somma, peraltro molto parziale.

Il Patteggiamento

Finalmente, con atto del 17 gennaio 2022, il Pubblico Ministero della Procura di Venezia dott. Roberto Terzo, titolare del procedimento penale dapprima per lesioni personali stradali gravissime e poi, dopo la morte del ragazzo, diventato per omicidio stradale, recependo le conclusioni del consulente tecnico a cui aveva affidato la perizia per ricostruire dinamica, cause e tutte le responsabilità del sinistro, l’ing. Maurizio De Valentini, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’automobilista perché, per quanto il giovane si fosse spostato sulla sinistra e avesse attraversato la strada per svoltare senza segnalare la manovra, R. B., com’è stato accertato, per citare la richiesta del Pm, “teneva una velocità di 65 km/h, superiore al limite di 50 km/h vigente in quel tratto di strada, e ometteva di adeguarla in relazione alle condizioni di scarsa visibilità (l’alba di una giornata tardo autunnale, ndr) e all’approssimarsi di un’intersezione”, quella con via Cavour, “concorrendo a causare la collisione fatale con la bici e comunque ad aggravarne gli esiti, per colpa consistita in imprudenza e violazione delle norme sulla circolazione stradale, con particolare riferimento agli artt. 141 comma 3 e 142 comma 1 del CdS”. Si è così arrivati all’udienza preliminare del 20 luglio scorso culminata con la richiesta di patteggiamento da parte dell’imputato e con la definizione della pena formalizzata nel corso dell’udienza di ieri: un epilogo che rende anche un po’ di giustizia allo sfortunato Andrea Ferrazzo, ai genitori e alla loro lunga via Crucis.