Un tir (immagine di archivio)
Un tir (immagine di archivio)

“I danni che non sono riusciti a fare la crisi e il coronavirus li farà la scellerata scelta del governo di tagliare il rimborso delle accise sul gasolio usato per i mezzi di trasporto”. A lanciare l’allarme è la Confartigianato Metropolitana federazione Trasporti, che davanti alla decisione del governo di eliminare le agevolazioni sulle accise per i veicoli industriali motorizzati euro 3 dal 1 ottobre, e dal prossimo gennaio per i veicoli euro 4, conferma la sua preoccupazione per le conseguenze di queste decisioni. “Qui si rischia di dare il colpo definitivo ad un settore già duramente provato – dice Nazzareno Ortoncelli, presidente della Federazione Trasporti –. Già da troppo tempo il settore del trasporto merci è sotto scacco per colpa della concorrenza sleale dei vettori stranieri, e azzerare le deroghe sulle accise per il gasolio, andando a rendere pesantissima la voce dei costi carburante, significa voler definitivamente cancellare una categoria, e con essa le migliaia di posti di lavoro generati dall’indotto”.

Il carburante, infatti, è una delle voci che più pesano nella gestione di un veicolo commerciale, e il combinato disposto dello stop alle agevolazioni, legato a tutti gli altri problemi ed ipotesi – come quella di equiparare le accise sul gasolio, che sono più basse, a quelle sulla benzina, che sono più alte – rischia di impattare in modo incredibile e in brevissimo tempo su un settore che con un prezzo del carburante alle stelle non può lavorare. Ufficialmente, la giustificazione di questa decisione è legata al fatto che bisogna spingere il settore ad un ricambio del parco circolante.

“Ma – prosegue Ortoncelli – come si può pensare che in piena crisi, con l’incubo del lockdown alle porte, un piccolo o grande imprenditore possa investire senza problemi decine di migliaia di euro per comprare un mezzo pesante nuovo e restare competitivo nei costi di gestione?” In realtà, il sospetto che serpeggia tra gli autotrasportatori è che dietro questa decisione – sapendo che pochi hanno le risorse per comprare un mezzo nuovo – c’è solo la necessità di recuperare risorse economiche per la prossima manovra di bilancio facendo pagare chi lavora.

“Non accorgendosi però che così – conclude Mauro Daneluzzi, vicepresidente di federazione – si aumenterà solo il rischio fallimento per le nostre imprese”. Imprese che, nell’area veneziana, sono già passate dalle 22.000 di una decina di anni fa alle 800 attualmente operative, e dove i mezzi euro 3 adibiti al trasporto merci sono 1706. E purtroppo, davanti il dilemma a senso unico: investire una cifra pesantissima per un mezzo nuovo o chiudere, la paura è che molti chiuderanno per non fallire.